Un parco archeologico chiuso, mai diventato operativo e su cui associazioni e docenti universitari si sono spesi affinché venisse aperto e reso operativo ma che in realtà, si viene a scoprire ora non è mai stato consegnato al Comune di Lamezia Terme.

 

Tommaso Colloca, presidente dell’associazione "Natale Proto", avvocato per professione e appassionato di beni culturali per diletto, ha smosso le acque fino ad arrivare alla paradossale verità. Parlando con il Mibact e con i commissari prefettizi sarebbe venuto così fuori che la tanto agognata apertura del Parco Archeologico di Terina non sarebbe mai potuta avvenire, e non per mancanza di volontà o di soldi, ma perché l’amministrazione comunale non si sarebbe mai vista affidare il bene.

 


Il tutto mentre si moltiplicavano gli appelli non solo renderlo attivo ma anche per non perdere il finanziamento europeo. Tanto da fare intervenire la Regione per rasserenare gli animi e precisare che non esistevano condizioni affinché questo avvenisse.

 


Ma il parco archeologico di Terina, cornice dei ritrovamenti dell’antica colonia crotonese, è solo un tassello di un percorso di beni culturali sigillati da lucchetti e catenacci. Anche il castello normanno svevo è chiuso da anni. Il motivo, ci spiega Colloca, sta nei passamano in legno non in sicurezza. Passamano che lasciati dove erano e come erano nel tempo sono stati corrosi ed infracidito dal tempo.

 


C’è poi il Bastione di Malta, simbolo della città di Lamezia Terme. Acquistato dopo anni di trafile dal Comune, da tempo è immobilizzato dalle impalcature e sprofondato nell’erba alta. L’ultimo annuncio su un'imminente apertura risale al 2014.