VIDEO | A Reggio la comunità Ace, associazione calabrese di Epatologia, diventa anche osservatorio sulla condizione generata dall’attuale emergenza sanitaria. Uno dei suoi fondatori ne parla in un libro
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«Già da inizio millennio parliamo di pandemia dell'obesità, responsabile di gran parte della morbilità e della mortalità nell'Occidente industrializzato e causa di grandi sofferenze, forse molto più dell'attuale pandemia virale». Le pandemie fanno parte della nostra storia e sono segno della capacità patogenetica della società consumistica e degradata in cui viviamo. Secondo Lino Caserta, tra i fondatori dell’associazione calabrese di Epatologia (Ace), la pandemia virale in atto ci sta confermando come la medicina debba avere un approccio sistemico e integrale, debba essere fondata sulla prevenzione e non centrata soltanto sull’infermità e sulla malattia. Essa, paradossalmente, richiama ancora una volta ad una sfida epocale che distolga dai profitti per prediligere le persone e i territori.
«La medicina non è neutra e risente ovviamente di interessi. Una medicina orientata solo alla cura dell'infermità, è una medicina che, infatti, investe soprattutto in tecnologia, farmaci, vaccini, costosi device diagnostici; cioè una medicina che sostiene l'industria della salute. Una medicina orientata piuttosto alla prevenzione è necessariamente fondata su altri principi e, pertanto, destina più risorse alla ricerca, al territorio, all'educazione e alla formazione. Una comunità più consapevole e con capacità critica, padrona di strumenti di conoscenza, realizza condizioni favorevoli alla salute e al benessere e contrasta il degrado e condizioni in cui le malattie proliferano», ha sottolineato Lino Caserta.
Pandemie e paradossi, globalità della prevenzione della salute e limitatezza della cura sanitaria, vulnerabilità e intempestività della scienza e solidità delle azioni di comunità. Ruota attorno a questi binomi l’analisi di Lino Caserta, che già opera in Calabria per la costruzione di modelli alternativi di medicina e prevenzione, autore della pubblicazione edita da Città del Sole Reggio Calabria, "Pandemie Paradossi. Le alternative della Comunità Ace - Medicina Solidale".
La sua è una riflessione che abbraccia la dimensione anche ambientale dalla quale, come ci ricorda proprio la giornata mondiale della Terra, non si può prescindere per leggere e comprendere i fenomeni che minacciano la vita e la salute, affrontarli e imparare a prevenirli. Tutto è assolutamente interconnesso e interdipendente. «Oggi un medico deve essere anche un ecologista che si prenda cura dell'ambiente, che sia impegnato nella promozione di modelli alternativi in cui la cura non sia solo sanitaria ma, come indica Papa Francesco, integrale. La deforestazione, lo sfruttamento dei territori, la globalizzazione e la comunicazione velocizzata e frenetica hanno certamente favorito la diffusione di agenti patogeni che in contesti più sani e meno degradati non avrebbero attecchito come invece accade ed è accaduto anche con il Covid 19. Le pandemie virali non sono state debellate né sono confinate in zone povere del pianeta. Queste è un'altra consapevolezza che questa pandemia ci ha consegnato» ha evidenziato ancora Lino Caserta.
«È tutto correlato. Se davvero vogliamo trovare una cura, essa deve essere sistemica, integrale. Il lockdown ci ha dimostrato che la solidarietà può alleviare le nostre pene molto più della scienza e della tecnologia. Questa pandemia, paradossalmente, sta rendendo manifesti tutti i nostri limiti; pur nel dolore, tuttavia ci sta anche indicando la strada per uscirne. Forse un'ultima occasione che dovremmo assolutamente cogliere. In questo clima di precarietà, certi restano la nostra fragilità e il nostro bisogno di comunità, la consapevolezza che la scienza, per la quale abbiamo il massimo rispetto, è comunque dubbio e continua ricerca. Ponendosi come certa, essa ci ha dimostrato la sua fallibilità, la sua incapacità di dare risposte immediate tanto verso le patologie croniche e degenerative quanto verso quelle virali. La cura che dobbiamo ricercare non può prescindere dalla salvaguardia effettiva della salute della persona nella sua globalità, non solo come paziente. Spero saremo in grado di capire che non possiamo più procrastinare il cambiamento di stili di vita e modelli di sviluppo, anche perché nulla ormai sarà come prima», ha concluso Lino Caserta.