Calandosi nei panni di un cittadino profondamente disaffezionato alla politica, Antonio Padellaro, giornalista e saggista, ospite di svariati talk show televisivi, nel suo ultimo libro Confessioni di un ex elettore, pubblicato da Paper First, indaga sui motivi che hanno portato in breve tempo in Italia al crollo dell'affluenza alle urne.

Brutto segnale

Il fenomeno è tanto più grave in un Paese dove tradizionalmente, l'esercizio del voto ha sempre registrato percentuali molto alte, mediamente superiori al settanta percento. «Sotto questo aspetto – conferma Padellaro – l'Italia deteneva una specie di record rispetto ad altre democrazie occidentali. Che un paese affezionato al voto, anche perché questo strumento di libertà ci è stato restituito dopo il lungo periodo della dittatura fascista, abbia perso la voglia di recarsi ai seggi è un brutto segnale».

Stanchezza e sfiducia

Sui motivi che hanno allontanato così tanto i cittadini dai partiti, il fondatore del Fatto Quotidiano non ha dubbi: «Si avverte la stanchezza di sentire sempre le stesse cose a destra e da sinistra senza mai arrivare ad una soluzione reale. E quindi sfiducia». Protagonista a Castrolibero del terzo appuntamento della rassegna Impressioni di Settembre, Padellaro, intervistato da Alessandro Russo direttore editoriale di LaC Network, ha offerto al pubblico, numeroso nonostante la pioggia intermittente, una lucida analisi di attualità politica, con un focus sui temi dell'immigrazione e sulla dolorosa piaga delle morti sul lavoro.

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Il linguaggio della chiarezza

Al segretario Pd Elly Schlein, Padellaro riconosce connotati di qualità, ma le rimprovera di non usare il linguaggio della chiarezza «fondamentale per entrare nelle grazie dell'elettorato. Penso alla capacità dialettica di Tony Blair, il più liberista dei laburisti inglesi, ma anche a Bill Clinton le cui doti oratorie gli hanno consentito, da modesto governatore dell'Arkansas, di approdare alla Casa Bianca». Alle opposizioni di Governo contesta di limitarsi alla critica senza proporre un progetto alternativo che offra all'elettore una pietra di paragone. Pure per questo ritiene difficile che alle prossime Europee, appuntamento con le urne della primavera 2024, la musica possa cambiare.

Restare al potere

Anche se i simboli di centrodestra, questa volta, dovranno correre in concorrenza tra loro: «Certamente il diverso meccanismo che non consente di presentarsi al voto con un sistema di coalizione potrà provocare contrasti tra le varie anime dei partiti della maggioranza – commenta Padellaro – Ma arriveranno sempre al limite della rottura e mai oltre. Perché il punto fondamentale di questa coalizione di Governo è restare al potere. Hanno voluto il potere fortemente e si impegneranno per restare al potere fino al termine della legislatura».

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Si può guarire

Poi una riflessione sulla deriva che l'astensionismo potrebbe generare se non si inverte la rotta: «C'è un problema di democrazia. È questo il tema centrale e poco importa se sia prodotto dai partiti in crisi di credibilità o dagli elettori che scappano. Per fortuna queste malattie possono essere passeggere: si guariscono se la classe politica successiva a quella che ha provocato delusione e stanchezza capisce che l'elettore è fondamentale e cerca di riconquistarne la fiducia».