VIDEO | Con il suo volume, lo storico Lentini tratteggia l'impegno culturale del politico ucciso nel 1980 a Rosarno. E sul delitto rimasto impunito dice: «La mafia avvicinava già politica e giudici»
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Rocco Lentini, presidente dell'Istituto di studi sull'Antifascismo e l'Italia contemporenea Ugo Arcuri, ha scritto un nuovo libro su Giuseppe Valarioti, il segretario comunista di Rosarno ucciso nel 1980. Il testo si intitola "L'utopia di un intellettuale", edito da Città del sole, e l'autore spiega intanto il suo rapporto personale con il politico ucciso per le denunce fatte contro la mafia. «Siamo stati colleghi all'università - afferma - e successivamente siamo stati impegnati nelle lotte politiche e sociali che hanno avuto come teatro la Piana di Gioia Tauro negli anni '70».
Il libro, muovendosi col il rigore della ricerca storica e il sentimento di chi della vittima fu "compagno", secondo Lentini «illumina una parte della vita di Valarioti fin qui non scandagliata, quella che si riferiva alla sua formazione culturale di matrice azionista, proponendo alcune piste di indagine non perlustrate dalla magistratura».
Sul delitto rimasto impunito, lo storico non ha dubbi: «Al tribunale di Palmi vi erano già allora delle commistioni tra mafia, politica e settori della magistratura». Il libro di Lentini è destinato a diventare un caso anche per via delle critiche che l'autore rivolge «ad alcuni settori del Pci di allora che si fecero pervadere anche da un certo affarismo».
Proprio questo argomento conduce ad una riflessione amara. «Il Pci voleva a tutti i costi il sorpasso della Dc - conclude Lentini - e non sempre il reclutamento della classe dirigente avveniva in maniera trasparente. La sconfitta di quella utopia ha pervaso anche una generazione che si trovò successivamente a dover combattere contro la mafia per vedere applicato quel modello di società libera e giusta in cui Valarioti credeva».