Per assicurare la tutela e la protezione delle vittime di abusi, il consigliere regionale insiste sulla necessità di dotare l'ente di adeguate risorse economiche
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«L'Osservatorio regionale sulla violenza alle donne deve essere dotato delle necessarie ed adeguate risorse economiche». È quanto afferma il consigliere regionale alla violenza di genere, Alessandro Nicolò, in una nota. «Il centro, – continua - deve essere posto nelle condizioni di assolvere appieno alle funzioni istituzionali cui è preposto dalla legge n. 38 del 2016 approvata all'unanimità dall'Assemblea quale segno tangibile di un impegno collegiale contro ogni forma di maltrattamento e vessazione nei confronti delle donne. L'adozione di un piano di contrasto regionale alla violenza di genere da parte della Giunta è condizione fondamentale per attingere ai fondi comunitari per i quali spesso negli anni si è registrato un disimpegno automatico».
Il consigliere spiega che «l'esiguità dell'impegno finanziario, a sostegno di questa nobile causa, pregiudica il conseguimento degli obiettivi fissati e depotenzia gli interventi, che richiamano una progettualità più ampia. Di conseguenza ne rimarrebbe un testo – continua - che seppur meritevole nei contenuti e nelle finalità che prefigge è incapace tuttavia di incidere concretamente sulla realtà». La nota prosegue con un appello dell'esponente forzista affinchè venga assicurata «tutela, protezione e sostegno alle vittime della violenza di genere, nel rispetto della riservatezza e dell'anonimato e per far riconquistare loro autonomia, indipendenza sociale, personale ed economica. Un ruolo significativo – aggiunge - è quello che potrebbero svolgere i programmi di formazione e di stimolo culturale e di percorsi educativi e formativi anche rispetto all'ulteriore funzione di raccordo tra i vari soggetti istituzionali pubblici (aziende ospedaliere, aziende sanitarie locali) e del settore del partenariato sociale, soprattutto con chi opera nei centri antiviolenza».
Nicolò evidenzia che «gli interventi finanziari in materia risultano irrisori soprattutto se paragonati a quelli di altre regioni come la Puglia che, grazie all'attività di programmazione, ha reperito dai fondi comunitari 2018-2020 11 milioni di euro per questo preciso ambito». La svolta, come afferma il consigliere è quella di «introdurre nuovi parametri nella proporzione tra numero di presidi e bacino d'utenza tali servizi potrebbero essere attivati anche in territori al momento sprovvisti, vedi ad esempio la Locride, la Piana di Gioia Tauro nonché l'area Ionica delle province di Cosenza e Crotone. Analogamente le case rifugio attualmente solo 2 rispettivamente a Reggio e Catanzaro potrebbero essere aperte nelle province di Cosenza, Crotone e Vibo».