L'evento in occasione del cinquantenario dal ritrovamento dei due guerrieri. È intervenuta anche la vicepresidente della giunta regionale Giusi Princi
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Milano riscopre i Bronzi di Riace: alla Triennale Milano le due statue ritrovate cinquant’anni fa al largo di Riace sono le protagoniste di un incontro dal titolo “Archeologie future-50 anni dal ritrovamento dei Bronzi di Riace. Il valore dell’antico nella contemporaneità”, organizzato da Regione Calabria e Calabria Film Commission.
Nella splendida cornice della Triennale dove arte, cultura, comunicazione e design sono di casa, alla direttrice calabrese Carla Morogallo spettano gli onori di casa, spiegando l’importanza e l’orgoglio di quest’asse Calabria-Milano. È poi Giusi Princi, vicepresidente della Regione Calabria che racconta agli ospiti presenti, tra cui molti appassionati di arte antica e diversi calabresi trapiantati a Milano, cosa rappresentano i bronzi per la Calabria e soprattutto quanto è importante che diventino un patrimonio per l’intero Paese. «Siamo orgogliosi di essere ospitati in un posto come questo che rappresenta il cuore della cultura per eccellenza - ha detto Princi, aprendo l’incontro organizzato nell’ambito delle iniziative per il cinquantenario del ritrovamento - il fatto che il direttore della Triennale sia una calabrese Doc è l’ulteriore dimostrazione di quanto è importante per la nostra terra raccontarsi attraverso l’esperienza di persone talentuose e sempre orgogliose delle proprie origini proprio come lei. Ben vengano iniziative come questa in cui i bronzi, simboli universali della “Magna Graecia” che raccontano di una Calabria al centro del Mediterraneo, diventano protagonisti. Il messaggio che vogliamo lanciare è proprio questo: la Calabria baricentrica nelle geografie della cultura internazionale, allora come oggi».
Ma chi sono questi due guerrieri dall’aspetto possente che incantano chi li guarda e su cui ancora ci sono tanti misteri irrisolti? È Anton Giulio Grande, commissario straordinario di Calabria Film Commission, a descriverli nel modo più efficace con un tocco pop: «l’arte è l’espressione di chi l’ha creata e questi due guerrieri dalle fattezze eroiche rappresentano la bellezza a 360 gradi. In loro c’è il “bello e virtuoso” tanto caro ai greci; oggi con le loro fattezze: due figure maschili alte circa 2 metri con i muscoli scolpiti, i riccioli definiti e la barba così amata dalla star di Hollywood, la dentatura perfetta e gli occhi accattivanti, sarebbero due sex symbol, due influencer che proprio come nell’Antica Grecia esprimono forza, vigore e salute».
Il fascino dei Bronzi è alimentato anche dalle varie interpretazioni che ruotano sulla loro storia da quel 16 agosto 1972 quando sono stati ritrovati per caso da un sub romano nelle acque calabresi. Andrea Castrizio, professore associato di Numismatica Medievale, trasporta i presenti attraverso cinquant’anni di teorie legate alla loro identità tra sacro profano: dai santi Cosma e Damiano a due guerrieri parte di un gruppo, da eroi a fratelli che si combattono tra loro. Il suo excursus si conclude con una citazione poco scientifica ma molto amata dai calabresi: “Bronzi di Riace, guerrieri della pace, a Fidia date luce”, tratta dalla canzone di Mino Reitano.
È il mistero che accomuna i bronzi ad un’altra perla del nostro patrimonio artistico, Pompei, come ha spiegato Andrea Viliano, direttore del Museo delle Civiltà di Roma e co-curatore Pompei Commitment «il passato appartiene quanto al passato quanto al presente perché interpretiamo e cerchiamo di capire oggi quello che è stato migliaia di anni fa e i bronzi come Pompei sono icone archeologiche e esercitano un fascino straordinario sulla curiosità, la sensualità e la voglia di comprendere di ciascuno».