Nel suo prezioso laboratorio si trova di tutto, tra sacro e profano: fotografia, scultura, oggettistica e reperti
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Francesco Caloiero, ormai non più giovanissimo, ha praticamente trascorso tutta la sua vita nel tentativo di recuperare ogni traccia, ogni documento, ogni oggetto, che raccontasse la storia del 900 calabrese, in particolare di quello silano e di San Giovanni in Fiore in particolare. Il suo laboratorio è in una posizione che è tra le più belle che si possano desiderare: a pochi metri dalla celebre Abbazia Florense, così vicina che quasi la tocchi, e se non la tocchi senti un forte profumo di spiritualità medioevale, e avverti il senso del tempo e la visione del futuro che aveva Gioacchino da Fiore, il maestro della civiltà europea.
Francesco è nel suo minuscolo laboratorio da circa cinquant’anni, un prezioso laboratorio, in cui trovi tutto, ma proprio tutto, tra sacro e profano, tra fotografia e scultura, tra oggettistica e preziosi reperti.
Ma poi trovi anche quella sua capacità di essere inconsapevole e umile artista: lui infatti è scultore, lavora il legno e la pietra, e poi dipinge, raccoglie fotografie rarissime, dipinti d’un tempo, le bici in legno di un secolo fa, e tutti i reperti di un’epoca che ormai non c’è più. Erano tempi di estrema povertà, di guerra, di fame e di paura. Lui ha saputo raccontare con semplicità quel tempo complicatissimo, quello che siamo stati, facendone memoria. Perché nessuno dimentichi.
Francesco non può essere scambiato per un qualsiasi venditore di cianfrusaglie, perché lui non lo è mai stato.
Francesco Caloiero, se avete la possibilità di fermarvi 10 minuti a parlare con lui, dopo aver visitato i goielli dell’epopea spirituale gioachimita, vi racconterà storie, fatti, eventi, vi farà vedere oggetti e tutto quello che noi abbiamo fatto e siamo stati nel ‘900, quando da bambini si cercava disperatamente la possibilità di sopravvivere in un mondo carico di difficoltà, di bisogni, di miserie, di disperazione di angoscia. Scoprirete come in quei bambini c’era gioia, voglia di vivere, di stare per strada, nella speranza di trovare un percorso per un futuro migliore. Molti sono poi andati via: nelle Americhe, in Svizzera, Belgio, Germania, tantissimi nel Nord Italia. E quando qualcuno di loro, ormai anzianissimo ritorna, o anche un suo figlio, torna e si ferma al laboratorio di Caloiero ne rimane incantato, commosso. In quegli oggetti ognuno di loro cerca un pezzo della loro infanzia, del tempo che è stato.
All’ombra di Gioacchino da Fiore, Francesco Caloiero è lì che vede tutto scorrere, ma lui non segue l'incessante corso del tempo, lui guarda indietro, cerca la memoria di quello che fu. Perché sa benissimo che veniamo tutti da lì.