L’atteso arrivo dell’ex magistrato Luca Palamara a Corigliano Rossano per la presentazione del suo ultimo libro edito da Mondadori ha suscitato molta curiosità nel pubblico accorso numeroso a Palazzo San Bernardino. Sott’accusa il sistema giustizia da riformare nell’importazione di base a partire dalla Costituzione italiana ormai datata.

Con lui il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra che ha messo in luce le contraddizioni di uno Stato che conserva al suo interno le mele marce. «Un sistema difficile da scardinare», fa sapere l’ex grillino, amareggiato per il fatto che molto si sarebbe potuto fare in chiave di moralizzazione della cosa pubblica ma poco si è fatto. La prima opera editoriale ha venduto circa 300mila copie, «un risultato straordinario», ha commentato Palamara, che conferma come il cittadino sia attento alla conoscenza di alcuni meccanismi deviati della società, il punto è che «poco si muove all’interno delle istituzioni». Eppure si tratta di poteri trasversali che condizionano la vita delle persone, incidono sulle scelte dei governi, sulle nomine, sulle designazioni. «Prevale l’autoconservazione - ha riferito l’ex giudice - scardinare un sistema del genere crea la sindrome dell’arroccamento. È fisiologico che chi fa parte di questo sistema tralasci e rimanga indifferente alle denunce contenute nei libri. Si tende quindi a minimizzare».   

Gli intrecci tra politica e magistratura, e il sistema delle correnti

Tra lobby e logge, l’Italia è da rifare a partire dalle fondamenta. Ancora una volta evidenziati gli intrecci tra politica e magistratura, come nel caso della nomina del procuratore capo di Roma, una delle procure più importanti d’Italia in quanto ha la competenza sui reati ministeriali. E poi, il famoso sistema delle correnti interne alla magistratura, estremamente politicizzate che decidono i destini delle procure, dei tribunali, e delle carriere sia dei magistrati sia dei politici. L’ultimo libro presentato ieri contestualizza la presenza della loggia Ungheria, sulla cui esistenza «dovranno essere i magistrati a fare chiarezza», continua Palamara. In Italia c’è un «mondo invisibile, persone che agiscono nell’ombra e che determinano scelte importanti nel nostro Paese».

Affrontata anche tutta la partita delle incompatibilità e dei problemi di opportunità da parte di giudici che in alcuni casi dovrebbero astenersi dal giudizio. Contestato l’attuale sistema organizzativo del Csm, diviso tra togati e laici e in cui la partitocrazia svolge un ruolo preminente che mina i principi di autonomia e di indipendenza della magistratura. «È innegabile che politica e magistratura si siano trovati a braccetto. È un sistema che dopo 74 anni di Costituzione italiana va rivisto. Da presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati una sola riforma temevo che era quella del sorteggio, ossia, mandare al Csm non più chi è designato dal meccanismo delle correnti ma chi può accedervi senza l’imprimatur delle correnti. Tutto questo potrebbe semplificare l’attuale sistema, di certo non lo semplifica l’attuale riforma della legge elettorale».

La chiusura dell’ex tribunale di Corigliano Rossano

Una battuta è stata preservata alla chiusura dell’ex tribunale di Corigliano Rossano, chiusa sulla base di una riforma perorata al tempo anche dall’Associazione nazionale magistrati di cui Palamara era presidente:«Quella del tempo fu una riforma importante, furono gli anni in cui si toccò con mano quanto sia difficile modernizzate il Paese. Materialmente di tutta la riforma se ne occupò il ministero della giustizia. In questi casi diventano importanti i numeri per coprire le operazioni, quei numeri se siano stati basati su carte false o vere non posso saperlo, penso che un tribunale soprattutto in una città come Corigliano-Rossano sia un simbolo di legalità e quando si toglie un simbolo di legalità è una sconfitta per tutti».  

Il carrierismo, le spartizioni, e la vicenda di Gratteri

L’autore del libro parla di carrierismo sfrenato, di spartizioni, di un Csm diviso in correnti per lo più ideologizzate. C’è l’area riconducibile alla sinistra, un’altra un po’ più sindacalizzata, altra ancora moderata. Insomma si è creato un sistema oligarchico in larga parte intoccabile. In questo calderone s’inserisce di tutto: pronunzie discutibili, attività di polizia giudiziaria pilotabile, alterazioni di intercettazioni, sentenze diverse dalle verità storiche. Vittima del sistema anche il procuratore Antimafia Nicola Gratteri quando il suo nome venne depennato dalla lista che l’ex premier Renzi presentò all’allora presidente della Repubblica Napolitano. Gratteri venne ritenuto un uomo scomodo per le istituzioni, secondo Palamara e Morra, e ne pagò un prezzo. E non è da escludere che possa continuare a pagarlo anche nella sfida tra candidati nell’ambito della direzione nazionale antimafia.

Tra gli aneddoti raccontati da Palamare i lavori della prima commissione del Csm quando si occupò della desecrazione degli atti (riaprire i fascicoli) circa le barbare uccisioni dei giudici Falcone e Borsellino in occasione del 25 anniversario delle stragi. «Emerse dai, afferma Palamara, che Falcone era stato processato dalla prima commissione del Csm che lo accusava di avere insabbiato i fascicoli». Questo episodio «sancì una forte contrapposizione tra una parte della magistratura e il Ros dei carabinieri».

Per il presidente Morra occorre fare attenzione alle «cordate di potere, comporta da una parte di magistrati e di polizia giudiziaria e giornalisti di riferimento che condizionano le sorti del Paese». Lo stesso Morra non perde occasione per inserire la Massoneria deviata tra i poteri consolidati. Palamara nei suoi libri si riferisce ai tribunali e alle procure dei centri più importanti d’Italia. Ma questo sistema deviato narrato nei libri interessa anche la Calabria? «Sicuramente il meccanismo delle nomine vive dei riflessi anche in Calabria, ma il corto del circuito con maggiori conflittualità interessano le procure di interesse nazionale. La Calabria ha problematiche che riguardano altri aspetti. Il problema della Calabria è che se non ci sono gli uomini giusti i problemi della Calabria vengono spesso dimenticati.     

Sul sistema Cosenza Morra glissa

Per il presidente Morra, dopo la pubblicazione dei libri di Palamara, «ci si doveva interrogare sul fatto se quel Csm dovesse continuare a funzionare per come era stato eletto. Poi, di fatto, chi di dovere ha deciso di mantenere in vita questo Csm, ora dovrebbe arrivare la riforma con ipotesi tutte differenti ma è necessario che la magistratura dia tangibile testimonianza di terzietà, di indipendenza e di autonomia. E questo dai testi di Palamara è stato escluso visto che molto spesso erano i politici a interferire sulle nomine a capo di uffici giudiziari». Oggi, l’attuale sistema preserva, a parere dell’ex pentastellato, «i colletti bianchi» in quantità irrisorie sia nelle sentenze sia nelle carceri. In provincia di Cosenza come siamo messi?«Meglio che non parli perché parlare potrebbe rappresentare motivo di problemi giudiziari».