Il magistrato romano di origini reggine ne ha per tutti e descrive quello che, in fondo, era proprio il suo “sistema”. Secondo quanto rivela nel libro, Luerti pagò «una sorta di apertura a Berlusconi sulla possibilità di riformare il Csm, e in particolare» l’aver teorizzato «la possibilità che i provvedimenti disciplinari per i magistrati possano essere affidati a qualcuno al di fuori dell’organo di autodisciplina. Ma non poteva essere lui il condottiero del nuovo corso»