VIDEO | In una struttura in cemento armato tra Stignano e Riace, il fotografo Cosimo Alfarano ha proposto una sua interpretazione dell'Inferno di Dante a 700 anni dalla sua morte
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Ad immaginarlo così, 700 anni fa, neanche Dante sarebbe stato così visionario. La rivisitazione del suo quinto cerchio è una realtà urbana contemporanea, in cui l’ira è il sentimento che, sotto varie sfumature, sembra essere il filo conduttore tra le persone, in un girone infernale rappresentato da un’immensa struttura in cemento armato, abbandonata sulla spiaggia al confine tra Stignano e Riace. È la filosofia del progetto realizzato da Cosimo Alfarano, fotografo originario della Locride, che attraverso una serie di scatti e opere artistiche ha scelto di riproporre qui il suo “Inferno” alternativo.
«Volevo realizzare un intervento artistico in un luogo non convenzionale come possono essere delle gallerie – ha raccontato - che dalle mie parti neanche esistono, quindi ho deciso di sfruttare un edificio abbandonato, celebrando un pò tutti quegli eventi che sono stati cancellati in questo ultimo anno a causa della pandemia. Ho pensato di creare un ambiente un pò surreale traendo ispirazione dall’Inferno di Dante a 700 anni dalla morte della mia fonte di ispirazione, coi miei meravigliosi artisti ad interpretare degli "iracondi" moderni, tatuatori e writers italiani ed internazionali che non mollano neanche di fronte a difficoltà estreme».
«Il senso del tutto è la voglia di far nascere qualcosa anche dove c’è il nulla – ha proseguito Alfarano - portare un tocco nuovo ed interessante laddove c’è il decadimento e, per una volta, dare un senso ad un edificio che non dovrebbe neanche esistere».