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«Per quanto difficile possa essere la vita, c'è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle, invece dei vostri piedi». Stephen Hawking, il grande astrofisico affetto da Sla e morto a 76 anni, era anche questo: un grande divulgatore capace di entrare in perfetta sintonia con il suo pubblico. Anzi, per certi versi era soprattutto questo. Le sue teorie, in particolare sull’origine dell’universo e sulla natura dei buchi neri, sono state spesso molto controverse e lui stesso ha più volte cambiato idea nel corso degli anni, tornando sulle proprie convinzioni e mettendole in discussione.
Ma accanto al prezioso contributo scientifico, straordinario è stato il suo esempio di coraggio, forza di volontà e voglia di vivere, nonostante la paralisi gli impedisse sia di muoversi che di parlare, cosa che poteva fare solo grazie ad un sintetizzatore vocale. La notizia della sua scomparsa ha fatto il giro del mondo e ha colpito profondamente la comunità scientifica, come ci ha confermato il ricercatore calabrese Sergio Gaudio, che fa parte del team che recentemente si è aggiudicato il premio Nobel per la scoperta delle onde gravitazionali.
Abbiamo contattato Gaudio, che vive a Los Angeles, per un ricordo del grande scienziato che per 30 anni ha occupato all’Università di Cambridge la cattedra che fu di Isaac Newton.