L'evento ha coinvolto anche l’Ordine degli Ingegneri di Cosenza e Unindustria Calabria. Buono: «La nostra università culla di alcuni tra i migliori esperti»
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Si è svolto all’University Club dell’Università della Calabria il workshop “Intelligenza artificiale e profili di proprietà Intellettuale”, organizzato dal Liasion Office dell’Area Ricerca, Innovazione e Impatto Sociale del campus rendese. Un’occasione per analizzare e scoprire, insieme ai numerosi esperti e professionisti del settore, le nuove opportunità e le sfide che i sistemi di intelligenza artificiale stanno generando nel settore legale e della proprietà intellettuale.
«Abbiamo visto che è una tematica molto attenzionata, specialmente nel nostro ateneo, dove sono concentrati diversi professori universitari ed esperti di intelligenza artificiale», afferma con soddisfazione la mediatrice dell’evento, Francesca Buono del Mandatorio brevetti affiliato alla sopracitata Area Ricerca, Innovazione e Impatto Sociale dell’Unical.
Buona parte del seminario si è soffermato quindi sul rapporto tra l’AI e le opere dell’ingegno, con una particolare attenzione ai brevetti. Come ha infatti spiegato Loredana Guglielmetti dell’Ufficio Brevetti e Marchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, quelli legati all’AI hanno avuto una crescita del 700% dal 2018 al 2022. Eppure permangono ancora delle criticità, come la brevettabilità dei modelli computazionali e degli algoritmi, il cosiddetto problema della black box – per cui non è sempre agevole descrivere come è costituita la mente della IA – e la titolarità dell’invenzione. Un punto, quest’ultimo, molto critico e appartenente all'alveo della materia sul diritto d'autore – su cui la legge dovrà peraltro dare rassicurazioni e risposte più precise.
L’intelligenza artificiale generativa, infatti, sta sempre più rivoluzionando il settore della creazione di contenuti – nel quale si può includere anche il giornalismo – su cui si è espresso Filippo Colangelo Roccanuova, funzionario dell’Ufficio Europeo per la proprietà intellettuale (EUIPO): «L’AI generativa ha chiaramente un impatto sul mondo del giornalismo, banalmente perché può generare un articolo giornalistico e aggregare contenuti già pubblicati dalle diverse testate giornalistiche. Il buon giornalista deve, quindi, verificare ciò che genera l’AI e questo è spesso un problema, sia perché è più probabile che sbagli l’algoritmo sia per una questione di responsabilità. Chi è responsabile per dei danni cagionati da un articolo generato interamente da AI? Chi è che è responsabile per la diffamazione? Forse il regime di responsabilità per diffamazione o danni causati da articoli da giornale (o contenuti audiovisivi, ndr) deve essere adattato alle sfide dell’Intelligenza artificiale».
Sfide che le varie nazioni non possono più rimandare in un mondo in cui il contenuto fa da padrone e in cui concetti puramente umani come creatività, autorialità e originalità vanno difesi e rispettati. La legge attuale, in tal senso, non riesce a darci una risposta chiara sulla questione.
Negli Stati Uniti, ad esempio, una recente sentenza di un tribunale federale di Washington ha stabilito che le opere d'arte create dall'intelligenza artificiale non possono essere tutelate dal diritto d'autore. Questa decisione è in linea con le direttive dell'Ufficio del Copyright degli Stati Uniti, che ritiene che tali opere non siano protette in quanto prive di contributo umano. In Europa la situazione è simile: per la Corte Suprema di Cassazione è essenziale misurare l'apporto creativo umano nel processo generativo di un'opera. Dei pareri senza ombra di dubbio autorevoli che, adesso, bisogna però mettere a norma.