C’era una volta l’edicola. Quell’edicola che ha segnato e vissuto direttamente i destini di una nazione. Un punto di riferimento e perfino di incontro per intere generazioni. Dall’edicola di paese passava tutto, e prima che altrove. E in tanti aspettavano l’arrivo del quotidiano che profumava di inchiostro. La fila era lì già alle 7, davanti la porta dell’edicola.

L’edicola di ‘Giggino’ ha segnato la storia locale degli ultimi 60 anni di San Giovanni in Fiore, un paesone tra i più grandi della Calabria, che ha vissuto il ‘900 con tutto il suo carico di drammi e disperazione: una diffusa povertà, una gigantesca emigrazione, l’impossibilità di trovare lavoro, le famiglie smembrate, i giovani in fuga, un profondo ritardo su tutto.

Ma prima di tutto, San Giovanni in Fiore è stato per molti decenni il simbolo di una Calabria che ha sofferto ma non si è mai arresa.

C’era una volta l’edicola, ed ecco come ce la racconta Luigi Veltri, ‘Giggino’ per tutti: «Ho rilevato l'edicola il 16 agosto 1963 da Gaetano Allevato. Ad aprirla molti anni prima fu Antonio Sciarrotta».

Luigi, classe 1947, non è mai mancato nemmeno un giorno nella sua edicola: sempre attento, puntuale, ironico, scherzoso, simpatico e pungente con tutti. Sapeva di fare un servizio fondamentale per la vita di quella grossa comunità.  E questo gli dava un’aria di autorevolezza.

Giggino oggi lascia, sa che questo non è più il suo tempo. L’edicola c’è ancora, moderna e attrezzata, ma è cambiata la gente, i tempi, gli argomenti e le sensibilità. Il giornale cartaceo muore lentamente ma inesorabilmente, per fortuna Giggino ha saputo attrezzarsi per affrontare al meglio i tempi che velocemente cambiavano. Ha passato il testimone al figlio Salvatore, già sul posto, ma lui c’è, sebbene più defilato, ma pur sempre attento, finché può, finché sa di essere utile.

C’era una volta l’edicola, che c’è ancora, ma non è più quella edicola, perché è cambiato il mondo.

C’era un’edicola attorno alla quale è nata e cresciuta la vita politica e sociale dell’intera città: un’edicola che era un ritrovo, un punto in cui confrontarsi, qualche volta anche litigare. Nella Stalingrado di Calabria, la ‘rossa’ San Giovanni in Fiore, comunisti e democristiani non se le mandavano a dire. Giggino era indubbiamente schierato, ma ha sempre voluto che la sua edicola fosse un punto di riferimento per tutti.

«Nei primi tempi l'edicola era come i barbieri, i sarti, eccetera. Era un modo come passare il tempo gratis», racconta sornione Giggino. Ed ha perfettamente ragione, perché per i primi decenni l’edicola era anche un salotto, un luogo dove fare pettegolezzi, dove parlare o sparlare degli altri, ma anche dove fare cultura popolare, o almeno far finta di farla. È lui stava lì, lasciava fare, guardava tutti con il suo sorriso beffardo, a volte partecipava alla discussione, qualche volta ironizzava sui presenti.

Luigi Veltri con la sua simpatia, l’allegria, una forte ironia, era sempre, e lo è ancora, per tutti un amico. Qui gli avversari politici si scontravano, pure duramente, ma poi Giggino li portava al bar di fronte per stemperare i toni.

Giggino ha saputo interpretare la voglia della Città di Gioacchino di crescere, di sapere, di conoscere. Per questo la sua edicola era sempre fornitissima di tutti i quotidiani, delle riviste, poi anche di alcuni libri. Lui era sempre al passo con le innovazioni e non faceva mai mancare nulla a nessuno.

Il figlio Salvatore sin da piccolo ha visto il papà edicolante con attenzione e ammirazione: «L'ho visto come sempre molto attento e sempre aggiornato su ogni situazione che succedeva... infatti ogni mattina alle 7 arrivava puntuale, e dopo aver sistemato tutti i quotidiani si metteva comodo e leggeva tutti quelli locali e quelli sportivi... così da esser pronto per eventuali domande o per intrattenersi con gli amici».

Ma il tempo passa velocemente. E cancella ogni cosa, anche i ricordi. I quotidiani si vendono sempre meno, la rete ha cambiato tutto, ha costretto i cinema a chiudere, le edicole a ridimensionarsi e comunque a cambiare pelle.

Oggi nessuno avrebbe tempo per discutere dei fatti del giorno, di fermarsi davanti l’edicola e discutere animatamente del Comune, della Regione, del Governo. Tutto cambia, tutto si trasforma. Restare fermi porta alla fine.

E questo Giggino lo aveva capito già dieci anni prima, quando si stava preparando ad un forte ed inevitabile cambiamento. Che poi puntualmente è arrivato.