La tecnica della fotomodellazione e le sue potenzialità nello speciale de LaCapitale. Dalla valorizzazione dei territori alle future prospettive scientifiche - GUARDA LA PUNTATA
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Se vi trovate nei dintorni di Piazza Navona, nel centro storico della capitale, potrete scoprire un tesoro nascosto della Magna Grecia. La Scuola francese di Roma e l’Accademia d’Ungheria aprono le porte alle signore di Medma. Dal cuore della Capitale, Paola Bottero e Sofia Antonelli ci portano in un viaggio tra alcuni importanti ex voto della Magna Grecia, possibile grazie alla tecnica 3D della fotomodellazione.
Le statuette in terracotta sono indubbiamente i resti archeologici più noti dell’antica città di Medma, oggi Rosarno. Le signore dell’antica Grecia riprendono vita e tornano tra noi grazie ad un ambizioso progetto di ricerca di livello internazionale che vede la collaborazione dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e il CeRCoLoc, il centro di ricerche sulle colonie locresi dell’Università cattolica PéterPázmány di Budapest.
I curatori del progetto, il professor Franco Prampolini dell’UniMed e la professoressa Agnes Bencze, responsabile scientifica del CeRCoLoc, ci portano alla scoperta del progetto e delle nostre radici. “Un incontro fortunato”, quello della docente ungherese con la Calabria, terra prediletta per chi come lei è appassionata di storia antica.
La tecnica della fotomodellazione rende possibile la condivisione di modelli tridimensionali di qualsiasi reperto archeologico. E non solo. Grazie a questa tecnica si mettono “a disposizione risorse per inedite potenzialità di ricerca”, racconta Prampolini, e si può “contribuire al restauro della reputazione dei luoghi”. La partnership internazionale aiuterà a far conoscere il patrimonio storico-culturale della Calabria in tutto il mondo. Avrà quindi importanti potenzialità anche sul fronte turistico, creando il desiderio di visitare il territorio.
Tutto questo grazia alla tecnologia che permette di replicare all’infinito reperti di inestimabile valore storico. L’importanza scientifica della fotomodellazione sta anche nella creazione di un database che “permetterà in prospettiva futura di avere un catalogo di tutti i reperti archeologici” - approfondisce Fabrizio Sudano, soprintendente ai beni culturali di Reggio Calabria e Vibo Valentia - e “di utilizzarli al meglio per prospettive future di valorizzazione”.
Grazie alla digitalizzazione 3D, il grande pubblico potrà finalmente godere delle ricchezze archeologiche sepolte nei depositi dei musei nazionali e internazionali.