Pino Lavecchia, Claudio Pistoia, Corrado Rotundo. Tre amici, tre artisti catanzaresi accomunati da una precisa scelta stilistica ed espressiva, la pittura figurativa,  ma con caratteristiche diverse. Le loro "opere recenti" saranno esposte  a Catanzaro, nei locali dell’ex Stac in piazza Matteotti, fino al 10 maggio.  L’arte figurativa di Rotundo è realistica, a tratti fotografica. Il suo percorso lo vede impegnato su molti versanti della ricerca espressiva, caratterizzandosi per uno stile “eclettico” nel quale confluiscono elementi linguistici che sono il risultato di innumerevoli esperienze maturate attraverso una sperimentazione incessante sia sul piano linguistico che su quello tecnico. E’ stato uno dei promotori dell’attività del Gruppo Mathausen e uno degli animatori della Galleria Eventus Artespazio. Particolare importanza riveste le sua produzione nel campo del design e della ceramica. Ha partecipato a numerose manifestazioni ed esposizioni in Italia e all’estero.

Dalla raffigurazione metafisica a quella favolistica

Il processo creativo di Lavecchia è in continua evoluzione pur mantenendo fermi i principi della sua arte che rimandano a metafisica e surrealismo. La sua prima mostra personale risale al 1979; tra le altre cose è stato autore di numerose esperienze performative di “Suono-Immagine”, tra pittura e musica. E’ stato anche animatore del centro “Eventus Artespazio” di Catanzaro. Ha esposto sia in Italia che all’estero. Infine quella di Pistoia è una raffigurazione più "favolistica". L’artista evidenzia con i suoi ultimi lavori una conseguita maturità artistica giustificata dalle esperienze che hanno segnato la sua vita di poeta dell’immagine. Alcune sue opere sono presenti, oltre che in Italia, anche in collezioni private in Francia, Germania e Venezuela.

Le emozioni 

«Questa mostra ha molte sfaccettature – spiega Rotundo – ed è anche molto interessante. Non credo che le opere d’arte si possano spiegare: il rapporto tra l’opera e lo spettatore è emozionale. Chiunque può provare un’emozione davanti ad un’opera d’arte e questa è l’unica ragione che la lega al fruitore. L’arte - secondo Rotundo - non è mai un fine bensì un mezzo che consente all’immaginazione di costruire mondi che si offrono a  chiunque voglia abitarli».