Antonio Saffioti, ragazzo disabile lametino con una grandissima forza di volontà, nonché intelligenza e combattività, ha lasciato questa terra un anno e mezzo fa, dopo essersi impegnato a pieno nella valorizzazione e nella lotta dei diritti civili dei più fragili. Che si trattasse di disabili, immigrati o del mondo lgbt, Antonio è sempre stato in prima linea, con iniziative e con la sua stessa presenza, il suo immancabile sorriso. A raccogliere un testimone così importante è il padre Pino, che gli è sempre stato accanto, accompagnandolo ovunque.

E così, anche quest’anno, come avrebbe fatto insieme al figlio, ha creato un albero di Natale speciale, che sia da monito sulla questione dei rifugiati. Filo spinato al posto dei rami, articoli di giornale e drammatiche foto al posto delle decorazioni. E poi ancora, muri, catene, scarpe e ciabatte a raccontare una quotidianità spesso schiacciata o umiliata.

Il signor Pino nel raccontare e spiegare usa il “noi”, non è stato scalfito affatto quel    rapporto di affetto, sostegno e condivisione che andava oltre quello tra genitore e figlio. Ecco perché Pino è sempre presente in tutte quelle manifestazioni e iniziative alle quali Antonio avrebbe preso parte e porta la sua foto, la sua bandiera della pace.

Ma l’albero di Antonio, realizzato con le mani e il cuore del padre Pino, non è solo un monito sui rifugiati ma affinchè ognuno nel proprio piccolo metta a frutto la propria vita come lui ha saputo fare. Ad esempio facendo in modo che il Comune di Lamezia fosse uno dei primi ad adottare la convenzione Onu sui diritti ai disabili. Ma non solo.

Sfidando i pregiudizi Antonio è stato il primo in Calabria a parlare del diritto alla sessualità dei disabili e a introdurre termini che altrove sono ormai prassi, come quello dell’assistente sessuale.

Ecco ora la richiesta del padre per queste festività, una richiesta semplice ma pregna di significato: quella di avvolgere nel presepe il Bambinello in una coperta per dare calore simbolicamente a tutti quei bambini che soffriranno il freddo nei campi profughi o nascosti o prigionieri o in viaggio.