Ancora un'estate con quasi tutti i beni archeologici chiusi per Lamezia Terme. Ad eccezione dell’Abbazia Benedettina, aperta già dallo scorso anno, Bastione, Castello e Scavi archeologici di Terina continuano a rimanere blindati, off limits per turisti e cittadini.

Era lo scorso anno quando l’assessore alla Cultura Giorgia Gargano annunciava che a breve tutto sarebbe stato reso fruibile al pubblico creando un vero e proprio percorso. Poi la sospensione dell’amministrazione comunale in attesa del ritorno al voto in quattro sezioni, il prolungamento della residenza della commissione prefettizia a via Perugini per il rinvio delle elezioni causa Covid e il blocco di tante attività. Rimangono sotto chiave, se non allo sfacelo, anche i beni archeologici.

Come il parco archeologico di Terina, inaugurato nel 2016 in pompa magna alla presenza delle massime autorità politiche, non è mai stato aperto per problemi e scaricabarile tra Regione e ministero. Di tanto in tanto però è stato ripulito e i percorsi archeologici riportati in superficie, ma ora, a partire dall’indicazione stradale illeggibile per i rami d’albero, fino al botteghino d’entrata e a tutti gli scavi, vegetazione e polvere rendono quasi irriconoscibile l’area che dal 2020 è stata consegnata dal ministero al Comune.

Ci sarebbe stato tutto il tempo per portare a termine gli adempimenti necessari a dare il parco in gestione, ma nulla si è mosso. Anche il Bastione di Malta avrebbe dovuto riaprire quasi un anno fa, ma la torre che compare anche nel simbolo della città di Lamezia, si erge tra l’erba folta e alta. Dei lavori di ristrutturazione durati anni rimane qualche traccia, qualche rete e transenna, ma anche questa testimonianza, una torre costiera del 1550, non è visitabile.

Dulcis in fundo domina Lamezia da anni, ma inaccessibile anche il castello normanno svevo. Inagibile solo nella parte riguardante le scale di accesso, è chiuso da anni, abbandonato e desolato. Un inno, si fa per dire, al turismo di prossimità.