VIDEO | Finalista al premio Sorriso Rai Cinema Channel 2021 nel Festival internazionale del film breve "Tulipani di seta nera", il progetto della regista e sceneggiatrice reggina è adesso in selezione in numerosi altri eventi
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«Credo che la memoria sia fondamentale per chi scrive. Il nostro rapporto con essa, quelle piccole cose, volti, colori, luoghi e profumi, che ci portiamo dentro da quando siamo piccoli e che riversiamo nella scrittura, fanno la differenza per chi scrive e per chi poi legge o guarda un film o un cortometraggio. È quello che tocca le persone emotivamente, ciò che rende ogni trama universale». La memoria salda emozioni e nutre la scrittura, che sia narrativa o cinematografica. Così la regista e sceneggiatrice, originaria di Reggio Calabria ma da tempo residente a Roma, Alessia Scali, racconta la sua ispirazione, passata anche per la fotografia e i racconti, che resta ancorata alle parole anche se con una spiccata propensione all’intreccio con le immagini. «La mia scrittura è molto visiva. Conseguente è per me visualizzare mentre elaboro un testo», ha spiegato .
L'albero di ciliegie
Appassionata, dunque, di scrittura, approda al cinema naturalmente, soffermandosi sul tema della memoria nell’universo doloroso di una famiglia stravolta dall’Alzheimer e dalla perdita dei ricordi. Nasce così il corto "L'albero di ciliegie", finalista al premio Sorriso Rai Cinema Channel 2021 per la XIV edizione del Festival internazionale del film breve Tulipani di Seta Nera, che la vede non solo come sceneggiatrice ma anche come regista. Interpretato da Romolo Passini e Ramona Giraldi, girato in una dimora storica nella provincia di Viterbo, il corto è adesso in selezione in tanti altri festival e sarà disponibile su piattaforme in autunno.
«Mi sono interrogata su cosa accadesse nella vita di un uomo e della sua famiglia quando lui si ritrovasse senza memoria, come spesso succede quando si convive con l'Alzheimer. Un dramma che non colpisce solo chi è malato ma anche chi sta accanto a queste persone. Ho raccontato questo spaccato dal punto di vista dell'uomo che reitera ogni giorno l'atto di aggiustare un carillon che in lui richiama la memoria di sua moglie che non c'è più e che è anche il suo unico ricordo, solo legame con una vita passata e smarrita. Nei brevi sprazzi di lucidità e di contatto con la realtà, egli ricorda, infatti, solo lei. Lui però ha anche una figlia che, per amore, sveste questi panni per indossare quelli della madre che non c'è più e che in lei suo padre riconosce. Una storia di sofferenza ma anche di amore intenso che è poi l'unica chiave per restare accanto a chi amiamo anche se non ci riconosce più. Così una figlia smette di essere tale per diventare la madre, moglie di suo padre, che non c'è più», ha sottolineato la regista e sceneggiatrice Alessia Scali.
Un intreccio di memorie
Un lavoro che è anche un atto d’amore verso la memoria familiare di Alessia Scali intesa come scrigno di sentimenti profondi, ricordando i momenti preziosi di condivisione e intimità familiare che erano i pomeriggi estivi trascorsi con la madre a vedere film di Vittorio De Sica di cui ha scelto di inserire nel corto l’intramontabile interpretazione di “Parlami d’amore Mariù”, la preferita di sua madre che si chiama appunto Maria e che fa da colonna sonora al ballo del padre e della figlia, ai suoi occhi la moglie perduta.
«Un innesto, questo, che mi ha consentito di rendere omaggio a quei pomeriggi con mia madre, permettendomi anche di inserire in questo contesto la musica ritenuta di aiuto per chi soffra di Alzheimer», ha spiegato ancora Alessia Scali.
Anche i nomi dei protagonisti sono quelli dei suoi genitori Salvatore e Maria, pur non essendo la storia autobiografica. Per la centralità che la memoria riveste nella vita e nell'ispirazione di Alessia Scali, lei stessa ha raccolto e registrato i loro ricordi di gioventù affinché non si disperdano. Da sempre molto legata ai genitori rimasti in Calabria, anche attraverso questo filo emotivo nutre il suo rapporto con la sua terra che questa pandemia ha rinsaldato.
Ritorno alla Calabria
Via da questa regione fin dal diploma, laureatasi a Roma in Comunicazione, ha frequentato, tra le altre, anche la Scuola di Cinema Luchino Visconti ed è stata poi ammessa all'Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Si è formata dunque fuori dalla Calabria, Alessia Scali che definisce complicato il suo rapporto con la terra di origine dalla quale, pur non essendosi mai distaccata completamente, si sta adesso riavvicinando anche grazie questo ultimo lavoro e alle tante persone calabresi o formatesi in Calabria che hanno dato un contributo.
Determinata a portare avanti altri progetti in cui crede, come sceneggiatrice sicuramente pur senza escludere la possibilità di altre esperienze registiche, dopo aver parlato in molti dei suoi lavori di Sud e mai della Calabria in modo diretto, adesso ha in cantiere dei progetti che riguardano proprio la sua regione e anche Reggio. «Spero che le riprese possano già iniziare in autunno», ha annunciato la sceneggiatrice e regista reggina.
Altri riconoscimenti
Altri riconoscimenti al corto di Alessia Scali sono arrivati da: Pollino Film Festival 2019 - Sezione Soggetti per lungometraggi, Pitch in the Day 2018 e 2019 (finalista per soggetti lungometraggio), Premio Zavattini per aiuto regia e co-sceneggiatrice nel cortometraggio “Identità sospese” (1° Classificato).