L’afide e la formica, esseri apparentemente diversi che per vivere hanno bisogno l’uno dell’altro. Il regista lametino Mario Vitale, al suo debutto nel lungometraggio, ci regala un’istantanea sui nuovi italiani. Ragazzi dei nostri tempi, figli di genitori immigrati, che faticano a trovare identità perché è la società che fatica a riconoscerli. Soprattutto quella degli adulti. Una storia di generazioni a confronto che prova a smarcarsi dai cliché.

Beppe Fiorello è Michele, un professore di educazione a cui la mala ha ammazzato l’unico figlio. Non trova pace finché non s’imbatte in Fatima, una studentessa di origini marocchine (interpretata da Cristina Parku), che inaspettatamente gli ridona linfa vitale. Lui le insegna a correre lei gli restituisce voglia di fare. Due mondi apparentemente distanti ma che incontrandosi funzionano meglio. Un film dove si corre per scappare, ma solo finché non si trova il posto giusto.

Una storia sull’Italia e sulla Calabria dei nostri giorni, che in fondo è l’Italia e la Calabria di sempre: una terra di mezzo dove approdano le culture e si fondono come le montagne e il mare. Inevitabile una menziona a Riace: «Per me è stato un piacere ritornare in Calabria - dice Fiorello - regione che conosco bene un po' per il teatro, un po' perchè ci ho girato un film. Quello su Mimmo Lucano che ancora non è uscito ma che speriamo uscirà». L’attore ricorda Tutto il mondo è paese, fiction Rai la cui messa in onda era prevista nel febbraio 2018 e mai trasmessa per via delle vicende giudiziarie dell’ex sindaco del borgo reggino a cui l’attore ha pubblicamente sempre espresso vicinanza.

Prodotto da Luca Marino – Indaco Film in collaborazione con Rai Cinema e con il contributo del Ministero della Cultura e Calabria Film Commission – L’afide è la formica è stato girato a Lamezia Terme in piena emergenza Covid ma per la sua prima romana ha riaperto le porte del multisala Broadway di Centocelle chiuse proprio dalla pandemia: «È bello rivedere una sala piena ed è ancora più bello vederla con il mio primo lungometraggio. Un ritorno al cinema che mi auguro sia un nuovo inizio con l’augurio che rimanga aperto all’infinito». Una storia di speranza quella diretta da Mario Vitale, che è anche quella che la cultura non si fermi più.