La casa editrice Pellegrini celebra i settant’anni di attività scanditi da impegno culturale e sociale, passione civile, pubblicazioni prestigiose, vivaci dibattiti ospitati nella terrazza divenuta nel tempo luogo di confronto per giornalisti, politici, intellettuali cosentini.

Tre generazioni di editori

Fondata a Cleto da Luigi Pellegrini, nel 1952, scomparso nel 2018, oggi prosegue nel solco dell’innovazione tecnologica ma sempre ancorata ai valori che ne hanno imbevuto le radici, conducendola al traguardo delle settanta candeline attraverso il passaggio di tre generazioni. Un nuovo logo, l’annullo filatelico e l’esposizione di un modello disegnato dallo stilista Claudio Greco, realizzato per intero con parti di libri, hanno sottolineato l’avvio delle celebrazioni inaugurate nel primo giorno di primavera con la partecipazione delle autorità locali e di alcune tra le firme di maggior rilievo dei volumi dati alle stampe dalla casa editrice.

Il debutto di Gratteri

Tra le quali quella di Nicola Gratteri. Il procuratore di Catanzaro ha esordito come autore proprio alla Pellegrini, con Fratelli di Sangue, scritto a quattro mani con Antonio Nicaso. «Un volume fortunatissimo – ha detto - Qui mi sento a casa, ho un pezzo del mio cuore. Ho conosciuto un’azienda efficiente e delle persone distinte e perbene, appassionate al loro lavoro. La cultura è una delle armi per combattere il malaffare, ma prima deve esserci l’istruzione – ha aggiunto - Altrimenti salteremmo un passaggio. Lo abbiamo capito ancora di più in questi due anni di Covid. Basta intrattenersi per una mezz’ora scarsa sui social per renderci conto del livello di analfabetismo in cui è precipitato il nostro Paese».

Di padre in figli

L’eredità di Luigi Pellegrini, scomparso nel 2018, è stata raccolta da Walter e poi da Marta e Sara. «Vive in me il ricordo di mio padre e gli sarò sempre grato di avermi fatto crescere insieme ai libri – ha detto Walter Pellegrini, visibilmente emozionato - Non era scontato il passaggio di consegne a me e poi alle mie figlie. Questa non è un’azienda, è la mia vita – ha ribadito - Dieci anni fa dovevo decidere cosa fare della mia vita. Ho avuto la fortuna che Marta e Sara mi hanno chiesto di entrare in casa editrice: hanno le capacità e le qualità per proseguire il mio lavoro, affascinate dalla singolarità delle storie, dal fruscio delle pagine e dall’odore pregnante dell’inchiostro».