E' una tradizione antica che sopravvive grazie ai giovani del luogo. Sono loro infatti a costruire artigianalmente durante l'anno i lumini che servono per addobbare gli abeti che vengono portati a spalla dai fedeli per le vie del centro storico di Davoli la notte del venerdì santo come segno di ringraziamento e penitenza. Una usanza che illumina di speranza un piccolo centro del catanzarese dove tutti, dai bambini agli anziani, sono parte attiva di una comunità che difende i valori di un tempo.

5000 lumini realizzati

Tra i vicoli del centro storico, in una piccola stanza a piano terra con le pareti in pietra, adibita a laboratorio, già dal mese di gennaio, subito dopo le festività natalizie, i ragazzi davolesi, in maniera volontaria, si incontrano per costruire le lanterne. Tra questi c'è anche il 36enne Evelino Ranieri che coordina i lavori da quando ne aveva appena 12. "Ci ritroviamo qui la sera dopo cena - racconta ai microfoni di LaC News 24 - e trascorriamo del tempo insieme dedicandoci a questi lavoretti artigianali, e così combattiamo anche i social network". Gli attrezzi ci sono tutti e la voglia di fare pure. Da gennaio ad oggi i lumini realizzati sono ben 5000, tutti di colori diversi, e serviranno per illuminare circa 80 abeti.

Generazioni unite nel segno della tradizione

Ma nel laboratorio, insieme ai ragazzi, ci sono anche adulti e anziani che questa usanza l'hanno vista cambiare nel tempo, migliorare e crescere. "Io mi ricordo questa tradizione da quando ero bambino - dice Antonio Aversa - me la raccontavano i miei nonni. Una volta gli abeti e i lumini erano di meno ma è stata sempre una tradizione molto sentita". Oggi i ragazzi usano uno stampo di legno per arrotolare la carta e ottenere quindi le lanterne, "un tempo - aggiunge Aversa - si utilizzavano i fiaschi del vino. Per la parte interna invece, che oggi viene realizzata con lastre di zinco per infilare le candele, venivano riciclate le scatolette delle sardine. Gli abeti da qualche anno vengono forniti da una ditta di Serra San Bruno che ha deciso di sostenere l'iniziativa, un tempo invece i nostri giovani - prosegue sorridendo nel suo racconto Aversa - andavano nelle montagne di Serra San Bruno o a Mongiana per reperire gli abeti. Ci impiegavano tre giorni. Ognuno di loro portava un abete grande e due piccoli per i bambini facendo un grande sforzo fisico e rischiando di essere sorpresi anche dalla Forestale"!

Una festa comunitaria

La processione del venerdì santo, con in testa la parrocchia di santa Barbara, è una grande festa comunitaria dunque che vede sfilare, subito dopo la culla con il Cristo morto e la banda musicale, gli abeti più piccoli portati a spalla dai bambini, addobbati con circa 5 lanterne, e a seguire quelli più grandi portati invece dagli adulti. Ognuno sceglie i colori per addobbare il proprio albero e la processione, lunga diversi chilometri, diventa un suggestivo momento di incontro tra religiosità e folklore, tra pietà popolare e liturgia.

La Naca di Davoli a Matera

"Quello che mi ha colpito di questa manifestazione è la grande partecipazione e l'incontro di generazioni - aggiunge Luigi Rocca del brand di marketing territoriale Davoli Village - c'è una intera comunità che si mette insieme e realizza qualcosa di buono". Ed è proprio questo il motivo che ha spinto Rocca e i suoi colleghi creativi (fotografi, musicisti, artisti) a voler portare la processione degli abeti illuminati di Davoli a Matera. "Sono tre anni che lavoriamo sul territorio attraverso un'opera di valorizzazione e stiamo documentando quello che succede in questa comunità anche da un punto di vista musicale. Il prossimo anno, insieme alla nostra casa editrice La Mongolfiera, vogliamo portare la Naca di Davoli nella capitale europea per la cultura 2019. Stiamo preparano una mostra itinerante, una pubblicazione e un video sulla manifestazione. Siamo in attesa di una riposta per capire se entreremo ufficialmente nel programma, in caso contrario saremo presenti privatamente". Alla Naca di san Pietro, in programma per venerdì santo alle 22.00, seguirà sabato mattina alle 7.00 la Naca di Santa Caterina e domenica mattina la "cunfrunta".

Rossella Galati