È stato il giovane reggino Filippo Sorgonà a rinvenire 25 anni fa uno scheletro fossile di balena, datato tre milioni di anni. La scoperta è avvenuta a “Monte Chiarello” di Ortì, zona collinare di Reggio Calabria, dove in origine si trovavano spiagge affacciate sul mare. Al museo nazionale della Magna Grecia è stata raccontata la storia di questo straordinario ritrovamento. Il fossile però, è custodito alla facoltà di veterinaria dell’ateneo messinese. Quando Sorgonà lo rinvenne allertò subito il suo professore di geografia-nonché esperto di paleontologia, del liceo “Leonardo Da Vinci, Renato Crucitti, ed è stato anche grazie a lui- e alla passione che è riuscito ad infondere ai propri studenti- che è stato possibile recuperare questo importante reperto archeologico. All’incontro erano presenti, al tavolo dei lavori, oltre allo scopritore Filippo Sorgonà e al professore Renato Crucitti anche la professoressa Antonella Cinzia Marra, docente associato di “Paleontologia” nell’ateneo siciliano e allora ancora studentessa, che è intervenuta all’incontro illustrando l’importanza della scoperta. Un racconto di profonda competenza ma, con tratti emozionali quello invece effettuato dal professore Crucitti.

 

«La fossilizzazione è un evento eccezionale- ha dichiarato alla nostra testata l’esperto- se poi pensiamo che si è conservato il fossile di un cetaceo è un evento ancora più raro che permette, soprattutto agli specialisti in materia, geologi e geografi, di ricostruire quella che era l’ambiente di tre milioni di anni fa. Le coste della provincia reggina erano molto dissimili da quelle attuali e spesso mi sento dire: «ma il mare arrivava a settecento metri di altezza?», perché questa balena si trova oggi a settecento metri di altezza. Non è il mare che si è abbassato ma, è la terra che si è sollevata. Un’ulteriore dimostrazione che la Calabria è terra “ballerina”, terra sismica.