«Rimango un prete». Ha presentato il suo lato più umano il neo vescovo della diocesi di Lamezia Terme monsignor Giuseppe Schillaci durante l’incontro avvenuto oggi in episcopio con la stampa lametina. Un incontro da lui fortemente voluto, così come lo sono state le tappe che lo stanno vedendo presente nelle parrocchie, ma anche negli eventi e nelle manifestazioni, a neanche dieci giorni dalla sua consacrazione. Un vero e proprio cambiamento di registro per Lamezia Terme che, priva di una guida politica e provata dal commissariamento austero attuato dalla triade insediatasi a via Perugini, ha bisogno di un riferimento.

 

E quel riferimento da un punto di vista spirituale potrebbe essere proprio Schillaci, parroco con un passato da giornalista radiofonico in un’emittente locale di Catania, figlio di un padre militante comunista e di una madre consigliere comunale. Tutti elementi che il vescovo ha snocciolato in una chiacchierata amichevole con la stampa, affiancato da don Roberto Tomaino, senza nascondere gli attriti con il padre quando gli rivelò la sua vocazione fino alla riconciliazione con tanto di citazione in siciliano della frase che suggellò la ritrovata comprensione e l’inizio di un nuovo cammino.

 

E’ un uomo di Dio che vuole vivere fuori dai palazzi monsignor Schillaci, che si siede al bar a prendere il caffè da solo e stringe la mano e si mette a parlare con tutti senza alcuna remora. Nessun muro nemmeno con la stampa della quale ha sottolineato il ruolo importante e delicato nel fare rete e informare. Allo stesso tempo Schillaci ha tenuto a ringraziare per il grande spirito di partecipazione che ha accompagnato il suo insediamento: «Non ho sentito la mancanza di Catania da quando sono arrivato e questo per me vuol dire tanto - ha detto – ho un desiderio quasi famelico di conoscere Lamezia. Questa comunità ha bisogno dell’apporto di tutti, c’è bisogno di sinergia».

 

«La nostra missione è costruire per unire, potrei dire, citando Papa Francesco, gettare ponti e la comunicazione serve proprio a questo». Una città difficile quella di cui è diventato pastore e che si aspetta dalla chiesa una presa di posizione anche sulla ‘ndrangheta: «Per combatterla dobbiamo investire molto sulle coscienze e nell’educazione».