Ubi Babu è un gigante buono, un po' impacciato, nato dalla fantasia di Pietro Vitrano. Tra i disegnatori di punta della Bonelli, sue le tavole di alcuni episodi di Nathan Never, ma anche del più recente Samuel Stern della Bugs Comics, il fumettista di origini siciliane, dopo una lunga formazione a Roma, ha scelto una contrada collinare di Fuscaldo affacciata sul Tirreno cosentino, dove ha messo su famiglia, per vivere e trarre l'ispirazione per la creazione di nuovi personaggi.

Ubi Babu, la fiaba e la maturazione di Vitrano

La fiaba non è in contrapposizione rispetto alle storie fantasy e horror che ne hanno fin qui scandito la carriera. Piuttosto è un elemento di maturazione: «Credo sia stata una evoluzione del percorso creativo – afferma – Una evoluzione personale. Sono diventato papà ed ho scoperto le storie per bambini. I miei figli però volevano che raccontassi loro delle favole originali, ideate al momento. Così è nato il personaggio di Ubi Babu. Mettere le sue avventure nero su bianco è stato un passaggio quasi automatico».

Nell'opuscolo, dato alle stampe da Place Book, le illustrazioni sono dei piccoli Enea e Francesco Vitrano: «Si sono invertiti un po' i ruoli. Solitamente nei miei lavori professionali mi limito ai disegni. Questa volta sono autore dei testi ed ho lasciato loro lo spazio delle immagini: mi piaceva l'idea che i lettori potessero vedere il protagonista con gli stessi occhi dei miei bambini».

La crisi dell'editoria

Come tutto il settore editoriale anche il fumetto, nonostante uno zoccolo duro di appassionati ed amatori, attraversa un periodo poco favorevole: «Perché si sta perdendo il piacere della lettura. I fumetti sono una lettura, un racconto anche se accompagnato dalle illustrazioni. Per cui la sofferenza è da attribuire a questa disabitudine. È vero pure che la generazione digitale preferisce l'impiego dei nuovi supporti tecnologici. Ma se non c'è la voglia di leggere, è indifferente se il fumetto sia proposto sul cartaceo o su un'altra tipologia di media».