A Satriano, nel suo paese natale, lo ricordano tutti come il “prete di strada”, da sempre vicino agli ultimi e agli emarginati. È don Mimmo Battaglia, è lui il nuovo arcivescovo di Napoli, nominato ieri da Papa Francesco dopo l'incontro con i vescovi italiani. Una notizia che nel piccolo borgo catanzarese, e non solo, ha commosso tutti come testimonia anche la signora Cecilia che con le lacrime agli occhi racconta: «È un grande. Si è dato sempre da fare soprattutto per i più poveri, per gli ammalati, per i diversamente abili. Io stessa ho un fratello disabile che purtroppo beveva e don Mimmo l'ha salvato. E non solo, perchè ha aiutato anche mio figlio in un momento difficile». Anche Cecilia quindi, come tanti, ha sperimentato la bontà di quest’uomo mite, umile e sorridente che ha aiutato il fratello a uscire dalla dipendenza dall’alcol e orgogliosa ci mostra le foto scattate insieme a don Mimmo e i regali che ogni anno il sacerdote portava alla sua famiglia. «L'augurio che faccio a don Mimmo è che il Signore illumini sempre il suo cammino perchè se lo merita».

L'augurio che diventi Papa

Gesti semplici che hanno lasciato il segno nel cuore dei suoi compaesani, felici di sapere che ora don Mimmo, 57 anni, sacerdote dal 1988, già presidente del Centro calabrese di solidarietà e della Federazione italiana delle comunità terapeutiche, lascerà la diocesi di Cerreto Sannita - Telese - Sant'Agata de' Goti , dove è vescovo dal 2016, per prendere il posto del cardinale Crescenzio Sepe alla guida dell’arcidiocesi partenopea, la più grande del Mezzogiorno. «È un onore per il popolo di Satriano – commentano alcuni cittadini –, don Mimmo, così come ama farsi chiamare da sempre, è una persona squisita che illumina i giovani, gi anziani, tutti coloro che incontra. Lo abbiamo visto crescere e abbiamo seguito tutto il suo percorso. Sarà il futuro Papa».

Il commento del presidente della provincia di Catanzaro

Ma la notizia ha riempito di gioia e di orgoglio l’intera comunità catanzarese. Da parte del sindaco del capoluogo di regione Sergio Abramo e delle amministrazioni comunale e provinciale da lui guidate arrivano «i più sinceri auguri ma soprattutto la più sentita gratitudine per l’esempio di vita e di fede che continuerà a trasmetterci giorno dopo giorno. In questo momento così significativo non possono che tornare alla mente gli intensi momenti vissuti insieme, mondo delle istituzioni, chiesa e società civile, all’insegna della più profonda umanità e della capacità di ascolto che hanno caratterizzato l’operato di mons. Battaglia alla guida del Centro calabrese di solidarietà e delle comunità terapeutiche italiane. Un patrimonio di esperienze che il nostro vescovo ha “esportato” anche durante gli ultimi anni alla guida della comunità beneventana e che, sono sicuro, replicherà e rafforzerà nella diocesi di Napoli. Un “prete di strada” che ha fatto la storia: in primis perché l’ordinazione a vescovo per un catanzarese è arrivata a distanza di 60 anni dalla precedente e, oggi, perché erano oltre due secoli che un calabrese non assumeva la guida della diocesi napoletana».

Una Chiesa aperta al territorio

Per Abramo «Il saper parlare al cuore della gente credendo fortemente in una chiesa che sia realmente aperta alle istanze dei territori e ai bisogni in campo socio-assistenziale, è la dote che mons. Battaglia, formatosi nell'Arcidiocesi di Catanzaro, porterà con sé rappresentando, ai più alti livelli spirituali, anche le radici più autentiche dell’identità calabrese. Non è un caso che, tra le prime parole pronunciate nella sua nuova veste, abbia scelto “ospitalità” e “accoglienza” che ben descrivono la cifra caratteristica della sua terra d’origine, così vicina a quella partenopea. Così come la “capacità di resistere”, ovvero quella tenacia che solo chi vive in prima linea le difficoltà del più profondo Sud può comprendere e trasformare in uno strumento prezioso di speranza e di riscatto».

L'augurio di mons. Bertolone

Sentimenti di gioia arrivano anche da parte dell'arcivescovo di Catanzaro Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, che rivolgendosi a mons. Battaglia scrive: «Possa san Giuseppe, patrono del Concilio ecumenico vaticano II - in questo speciale anno giubilare indetto dal Sommo Pontefice -, custodire particolarmente mons. Battaglia, che mi piace raccomandare particolarmente a Colui che, come diceva santa Teresa di Gesù, “in cielo può fare quello che vuole”. Nella sua lettera pastorale alla diocesi di provenienza, del 6 dicembre scorso, mons. Battaglia aveva parlato di Maria come “donna dell’attesa, osservando che siamo anche noi in lei umanità in attesa. Attesa di Dio nell’attesa dell’altro”. Lo sposo castissimo della Beata Vergine custodisca e protegga mons. Battaglia, e soprattutto guidi i suoi passi pastorali al servizio della nuova Chiesa particolare di Napoli, che diviene da oggi sua sposa. È una sposa che attende il cuore tenero di un pastore che saprà porsi accanto a vecchi, giovani, ragazzi e bambini, con la fiducia che è possibile scoprire, come si legge ancora nella lettera pastorale citata, «che l’infinito è qui, in quello che rinasce. Ha i tratti del concreto. Ti chiama. Ti vuole libero. Libero di amare e basta. Soprattutto ti aspetta. Senza catene. Senza sicurezze. Senza paure. Faccia a faccia con la vita vera».