VIDEO | L’idea rivoluzionaria viene da Marcello Macrì, ingegnere di Tropea appassionato di storia dell’arte. La sua tesi trova il supporto di uno dei massimi esperti italiani del genio toscano
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Una nuova chiave di lettura per una delle opere più famose al mondo. È quella che viene da Marcello Macrì, ingegnere tropeano appassionato di storia dell’arte, secondo cui una delle figure più controverse dell’Ultima cena di Leonardo non sarebbe quella ipotizzata finora dagli studiosi e da Dan Brown, autore de “Il codice Da Vinci”.
Incontriamo Macrì nella sua residenza a picco sulla Perla del Tirreno, un luogo ameno da cui è impossibile non lasciarsi affascinare dalla bellezza, quella stessa bellezza contenuta nelle opere dell’artista toscano. «La passione per la storia dell’arte – spiega Macrì - ti porta inevitabilmente a entrare in contatto con il genio di Leonardo. Le sue opere danno interesse non solo a chi è del campo ma anche al grande pubblico per via di tutti gli enigmi che si pensa abbia lasciato nelle sue opere che tutti conosciamo, come la Gioconda o la stessa Ultima cena. Capolavori che magari non sono mai stati visti dal vivo, di cui spesso non se ne conosce neppure l’ubicazione, ma entrati a far parte dell’immaginario collettivo come icone non solo legate all’arte ma anche come strumenti di marketing».
La passione di Macrì per Leonardo non nasce per caso, ma ha un battesimo per preciso: «Il polverone innalzato da Dan Brown e dal suo Codice da Vinci ha fatto scattare in me una scintilla: partendo dal suo assunto basato sul vangelo gnostico di Filippo, secondo cui il personaggio seduto alla destra di Gesù non sarebbe Giovanni, ma la compagna di Cristo stesso, Maria Maddalena, ho iniziato a interessarmi alla questione». Ma più si addentra nel mistero e più l’ingegnere tropeano nutre dei dubbi: «Credo che Brown sia stato un po’ troppo superficiale sul vangelo di Filippo perché va letto da un punto di vista simbolico e allegorico: se è vero che si parla di questa relazione d’amore tra Gesù e la Maddalena, è anche vero che va interpretato nel senso di relazione tra Gesù e lo Spirito Santo, figura androgena, metà uomo e metà donna».
Una teoria che stravolgerebbe quanto finora ipotizzato non solo da Brown, ma anche da altri studiosi, e che troverebbe conferme importanti sull’opera stessa: «Un elemento importante a supporto di questa tesi – continua Macrì - viene dalla figura di Pietro il quale rivolge una mano verso il collo di Giovanni/Maria Maddalena. Il gesto può avere due valenze: una carezza indirizzata all’apostolo più giovane e prediletto di Cristo, e una minaccia alla Maddalena. Questo avvalora la tesi della figura androgena, metà uomo e metà donna, sempre molto presente nelle opere di Leonardo, e che incarna alla perfezione lo Spirito Santo».
Macrì, però, non si ferma qui. La sua idea lo convince ogni giorno di più, ma ha bisogno di conferme autorevoli. Raggiunge così uno dei massimi esperti italiani di Leonardo, Luca Caricato, col quale entra in contatto tramite email: «Caricato è rimasto molto colpito da questa mia interpretazione e ha confermato che sono sulla buona strada, è plausibile l’ipotesi secondo cui non è Giovanni o la Maddalena in qualità di compagna, ma di Spirito Santo». Un chiave di lettura che, secondo Caricato, sarebbe possibile ritrovare anche in un’altra opera di Leonardo, la Vergine delle rocce esposta al Louvre, e che riempie d’orgoglio Macrì: «Sono molto contento perché inizialmente sono partito con un’idea lontana da questa, ma poi i testi e l’interpretazione di essi mi hanno condotto fino a qui. Spero che questa mia idea possa trovare ulteriori conferme nel suo cammino futuro».