«Se altrove non è facile essere un millennial, in Calabria è ancor più complicato». Cristiano Matarazzo, 35enne di Lamezia Terme, alla generazione Y appartiene a pieno titolo. Però tiene subito a precisare che essere millennial non significa soltanto presidiare una connotazione anagrafica, attribuirsi l'appartenenza ad un determinato periodo storico. Essere millennial, per il giovane consulente del credito, vuol dire anzitutto assumere su di sé l'eredità pesante delle generazioni precedenti, «quelle che avrebbero dovuto consentirci di realizzare cose ben più importanti ed invece ci lasciano un mondo arido fatto di granelli di occasioni che dobbiamo cercare di afferrare».

Cristiano ha deciso di racchiudere in un libro una serie di riflessioni personali sulla stagione che stiamo vivendo. Ha pensato di farlo dalla postazione a lui più prossima: osservando il mondo a partire dalla sua città, con lo sguardo di chi è parte attiva della generazione Y, ossia nato tra l'inizio degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta. Attraverso il suo volume "Sono un millennial", pubblicato pochi mesi fa, conduce un'analisi del contesto sociale provando a dare voce ad un sentimento collettivo generazionale che se da un lato esprime smarrimento ed incertezza, dall'altro convive con la necessità di governare il presente in maniera differente per preparare il terreno a un futuro migliore, alla portata dei sogni di ciascuno.

«Ho come l'impressione che la società ci stia dicendo: imparate a sgomitare. A ciò si aggiunge che non ci sentiamo al sicuro. È come se camminassimo ogni giorno sulle uova. La serenità si costruisce attraverso percorsi sociali e professionali che purtroppo sono scricchiolanti per la nostra generazione», afferma Cristiano. Ma la critica del giovane, seppur aspra e diretta, non viaggia sprovvista del bagaglio della speranza. Anzi, è proprio la nuda e amara constatazione dei tempi attuali a spingere in avanti la fiducia per un domani più appagante. Un avvenire che però va costruito, non atteso.

«Per la mia regione - prosegue l'autore di "Sono un millennial" - vorrei vedere una generazione Y che prenda in mano le redini del territorio per mettersi in gioco nelle cose che contano. Bisogna fare associazionismo, cultura, memoria. Soltanto in questo modo la Calabria potrà crescere e raccogliere ciò che merita e che le spetta. Va promossa la cittadinanza attiva». Per Cristiano Matarazzo, che coerentemente con quanto sostenuto ha deciso di impegnarsi nell'associazionismo ed in politica, uno dei mali del calabrese è rappresentato dal suo essere battitore libero. Tuttavia, secondo l'autore, per invertire la rotta ciò che conta è fare rete, aggregarsi, stare insieme e convergere su punti in comune a partire dal lavoro e dall'economia. Uno sforzo che necessita di essere compiuto al più presto ed in maniera più incisiva in quanto i risultati hanno bisogno di tempi lunghi per essere raggiunti.

Entusiasta per le reazioni suscitate dalla pubblicazione di "Sono un millennial", Cristiano tiene a ribadire un aspetto, con riferimento all'esigenza di smuovere le coscienze e gli animi della generazione Y: «Sono sempre le persone a fare la differenza, mai le bandiere».

Indipendentemente dalle posizioni e dai ruoli assunti, dalle ideologie e dagli spazi occupati nello scacchiere politico, la via per il bene della Calabria può e deve puntare verso una stessa direzione. E magari, perché no?, proprio con i millennial a fare strada.