«Sono qui per dirle “Grazie”». Silvio Vigliaturo è un grande artigiano italiano. Le sue opere sono apprezzate in tutto il mondo. E nel mondo è tra i più grandi esperti della vetrofusione. Vive a Chieri, sin dagli anni ’60, ma nelle sue vene pulsa sangue calabrese. Ad Acri, alle pendici della Sila, la sua città natale nella quale rientrò dopo lustri dalla partenza, oggi c’è un museo che conserva alcuni dei suoi capolavori. Sul palco dell’Abbazia di San Colombano, a Bobbio, provincia di Piacenza, osserva con gli occhi lucidi il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri: «Ho rivisto la mia terra e l’ho vista cambiata. E io le dico “Grazie”».  Il magistrato è colpito, quasi si commuove. Sa che l’eco del suo lavoro va ben oltre i confini della Calabria nella quale lavora. E il palco di Bobbio ne offre una prova. L’artista premia il magistrato, con una delle sue opere. Sono storie che s’intrecciano e che la sapiente conduzione di Piero Muscari offre al pubblico di Fege, ovvero il Festival dell’editoria e del giornalismo emergente, che taglia il traguardo della quarta edizione nell’estate 2022. Si celebra nella cornice del paese natale di Oliviero Beha, grande giornalista italiano scomparso prematuramente nel 2017, alla cui memoria ed al cui esempio la rassegna – ideata e diretta assieme a Danilo Russo – è dedicata.

Gratteri e Comito

«Premiamo storie che raccontiamo e che divengono esempi», esordisce Muscari, accolto con affetto e deferenza a quasi mille chilometri da casa, da patron di un festival che partì da Castrolibero, in Calabria appunto, e che oggi è un evento di caratura nazionale. In Val Trebbia guadagna il palco che tempo prima ha ospitato il Festival del Cinema di Marco Bellocchio, altro cittadino illustre del centro che diede i natali a Oliviero Beha. E qui porta, in collaborazione con gli Ordini regionali dei giornalisti e su indirizzo del Presidente del Comitato scientifico di Fege Michelangelo Tagliaferri, guru della sociologia e della comunicazione italiana, anche la sua Calabria. Ci sono i premi realizzati dal maestro Vigliaturo. C’è Nicola Gratteri, insignito del riconoscimento per la sua «storia di coraggio e di impegno civile». C’è Pietro Comito, giornalista, conduttore e autore del network LaC Tv, premiato per la sua opera di divulgazione sulla criminalità organizzata che ha attratto l’attenzione anche dei media internazionali.

Da Iacona a Iannacone

L’edizione 2022 è dedicata alla narrazione della legalità e agli ultimi, i sofferenti, i dimenticati. È per questo che il memorial Beha, che lo scorso anno fu assegnato a Riccardo Iacona, quest’anno va a Domenico Iannacone, protagonista della serata conclusiva. Iannacone si racconta a Muscari e al pubblico di Fege, parla del suo lavoro e, soprattutto, di una storia costruita sin da ragazzo con umiltà, spirito di sacrificio, dignità. Questa la forgia che ha temprato lo spirito carico di talento di una delle più nobili espressioni del giornalismo italiano: «La tua presenza nel nostro albo d’oro – dice Piero Muscari – ci onora, ci legittima e ci sprona a raggiungere nuovi importanti traguardi».

Giacalone e Facchini

A catalizzare l’attenzione del pubblico di Fege, anche altri grandi nomi del panorama giornalistico italiano, come quello di Domenico Giacalone, direttore editoriale de La Ragione, scrittore e saggista, voce e volto tra i più seguiti e apprezzati di Rtl 102.5. Premio anche ad Alice Facchini, giornalista emergente emiliana, freelance che ha raccontato il mondo del sociale soprattutto dal punto di vista, appunto, degli ultimi.

Vetrina ed eredità morale

Fege diventa anche una vetrina per Bobbio, come ha inteso sottolineare il vicesindaco Simona Innocente, che ha mostrato, nel corso delle serate, ma anche a latere della manifestazione, le bellezze di uno tra i borghi più suggestivi dell’Italia centro-settentrionale, ricco di storia, di spiritualità, di natura, ma anche di tradizioni eno-gastronomiche. Fege, ha evidenziato dal canto suo, invece, Germana Beha, figlia di Oliverio, «non è solo un evento che tiene viva la memoria di mio padre, ma trasmette alle nuove generazioni la sua eredità morale, un giornalismo serio, scrupoloso, coraggioso, equilibrato, etico e, per questo, - ha concluso – devo dire a voi tutti “Grazie”»