Alessandra Ghelli, funzionario archeologo subacqueo segretariato regionale: «In Toscana scavo programmato, a Riace scoperta fortuita e recupero in totale emergenza»
Tutti gli articoli di Cultura
PHOTO
Perchè sono di bronzo e perchè sono tante. Forse per questo il ritrovamento delle statue di San Casciano, qualche giorno fa, ha avuto un grande impatto mediatico. E il paragone con le statue bronzee per eccellenza, i guerrieri di Riace, è stato inevitabile. A mettere le cose in chiaro subito ci ha pensato il sottosegretario alla Cultura, nonché critico d'arte d'eccellenza, Vittorio Sgarbi, in visita al Museo Archeologico di Reggio Calabria.
I bronzi di San Casciano
Lui il dubbio non l'ha avuto, nemmeno per un attimo, sull'importanza dei ritrovamenti. Senza esitare ha affermato: «Non si possono paragonare i bronzi alle statue scoperte a San Casciano. La terra ci fa trovare nuove scoperte per festeggiare il 50° dei bronzi di Riace che sono tra le opere più alte espresse dalla civiltà antica. Quelli di San Casciano sono di produzione media e di qualità media, dal punto di vista antropologico stabiliscono con le scritte rinvenute, un nesso tra Etruschi e Romani. Per i Bronzi il primato è nella loro stessa natura estetica».
Bronzi di Riace, una scoperta fortuita
Abbiamo chiesto ad Alessandra Ghelli, funzionario archeologo subacqueo segretariato regionale per la Calabria, un parere sull'ultima scoperta archeologica, confrontata con quella delle statue di Riace.
«Intanto quello di San Casciano – chiarisce - era uno scavo archeologico, programmatico e programmato. Il rinvenimento dei Bronzi di Riace è dovuto a una scoperta fortuita e l'attività di recupero che sarà fatta, ricordiamo che ci sono 50 anni di differenza, si servirà di metodologie del tutto differenti. Inoltre i bronzi vengono da ambiente marino, mentre il recupero fatto in Toscana riguarda un ambiente afferente a un contesto terreno, quindi completamente diverso».
Ma il dato importante è un altro: «La differenza tra uno scavo archeologico stratigrafico che ha portato ad avere un rinvenimento con tutta una documentazione e una sequenza puntuale e precisa. Invece per i bronzi è stata una segnalazione e un successivo recupero in totale emergenza quindi senza fare la documentazione archeologica di come sono stati esattamente rinvenuti per capire ciò che c'era intorno, quanto potevano essere coperti dalla sabbia, quanto no. Dobbiamo pensare che parliamo del 1972».
Infine, sul valore delle opere la studiosa non si esprime: «Per me tutti i rinvenimenti hanno pari valore, perché sono la nostra storia».