Un affascinante viaggio nella storia del “principe degli agrumi”. Protagonista il bergamotto, ieri pomeriggio, nell'area “Corrado Alvaro” del Motorshow2Mari al porto di Saline Joniche. Il professore Pasquale Amato ha presentato la sua ultima pubblicazione “Storia del bergamotto di Reggio Calabria”, edito da “Città del Sole”.


Un esaudiente resoconto di come la storia di questo agrume si intreccia con quella della città. Perché, se da un lato è vero che “Reggio non ha venduto mai grano”, dall'altro è anche vero che Reggio ha profumato il mondo con l'essenza di bergamotto. Si pensi che attualmente i francesi importano il 60% dell'essenza prodotta annualmente. In tanti ci hanno provato a far attecchire il bergamotto: Spagna, Israele, California, ma solo in Costa D'Avorio qualche piantagione è riuscita a svilupparsi. Un dato è certo: rispetto alle potenzialità del bergamotto le ricadute economiche e sociali sul territorio sono modeste. Sia nel passato che nel presente. E ciò che è certo è che la storia della cittadina ha inciso sul mancato completamento del ciclo economico produttivo: in particolare la resa delle produzioni ha avuto uno stop per il terremoto del 1908 e in occasione dei moti di Reggio del 1970. Il bergamotto si affaccia alla corte del Re Sole portato da un siciliano Francesco Procopio de' Coltelli che all'agrume calabrese dovrà le sue fortune. L'essenza di bergamotto diviene un inaspettato toccasana in una corte nella quale i medici avevano bandito l'acqua perché portatrice di peste e altre malattie. È nella rada dei Giunchi, al centro del lungomare, il frutto trova il suo perno, dando origine e facendo le fortune di quella che diverrà la borghesia del bergamotto.



Contrariamente a quanto si possa immaginare, la vera batosta alla produzione arrivò dopo il terremoto di Reggio e Messina del 1908, esattamente tra gli anni Sessanta e Novanta a causa dell'attacco delle potenti multinazionali chimiche statunitensi con una “campagna di disinformazione pseudoscientifica”, la definisce l'autore, su presunte caratteristiche tossiche e a cancerogene dell'essenza del bergamotto. Fu il comitato dei profumieri francesi insieme a quelli italiani che, per dimostrare le falsità della campagna denigratoria, fece una indagine sugli “spiritari” cioè su coloro che maneggiavano i bergamotti: secondo le ricerche molti vivevano oltre gli ottant'anni.

 

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