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Il bergamotto di Reggio Calabria, il limone di Rocca Imperiale, il mandarino clementino di Corigliano, lime e anice della Piana di Sibari e la noce del basso Ionio reggino. Ma anche il latte delle centrali calabresi e l’olio d’oliva extravergine simbolo dei nostri territori. Sono queste le materie prime che hanno segnato il successo del gelato artigianale nato dal sogno imprenditoriale di Franco Gentile, originario di Cessaniti (Vibo Valentia).
Al Cibus di Parma
Un’idea sposata da Stefano Vanzani, titolare della Jobbing, azienda leader nel mondo della ristorazione di qualità. Un incontro produttivo che portò alla nascita del marchio “Tu che mi fai”, 10 nuovi gusti tra sorbetti e gelati che approderanno al Cibus di Parma in occasione del Salone internazionale dell’alimentazione dal 7 al 10 maggio (vengono realizzati in un laboratorio artigianale a Crotone).
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Opportunità per i giovani
Un sogno che affonda le radici nel bisogno di mantenere saldo il legame con il territorio: «Per il futuro vorremmo ancora di più valorizzare la nostra terra. Siamo un po’ romantici – commenta Gentile – e crediamo nella Calabria bella. È questo il messaggio che vogliamo lanciare». Tante le novità che riguardano un settore in crescita: «Cercavamo chi potesse sostenere il nostro progetto e disponibilità ed apertura ci è giunta da Milano, nella persona del dottor Vanzani. Per il futuro ci auguriamo di coinvolgere con ancora più convinzione le piccole realtà locali».
Il gelato alle more di rogo
Uno spunto potrebbe essere rappresentato dal gelato all’inedito gusto alle more di rovo: «Una strada che potrebbe essere d’incentivo per le nuove generazioni, anche del Cessanitese e del Vibonese. Investire sulla terra e – chissà – diventare produttori di materia prima per le aziende». Il gelato diventa strumento per valorizzare sapori “contadini” patrimonio di tradizioni, gesti e civiltà. Frutti di una terra che lavora, resiste e si fa apprezzare in Italia e nel mondo: «L’avventura al Cibus – conclude Gentile – sarà un’ulteriore vetrina di pregio per tutti noi».