VIDEO | Stamani la cerimonia di intitolazione. All’evento anche il prete che ha sfidato la Camorra, togliendo i ragazzi da molte piazze di spaccio del Napoletano
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È stata inaugurata stamani, a Crosia Mirto, una strada dedicata a Padre Pino Puglisi, primo martire della Chiesa ucciso dalla Mafia. Una iniziativa, voluta dall’Amministrazione comunale e dalla chiesa locale, che ha richiamato tantissimi giovani attorno alla figura di un sacerdote che raccolse dalle strade i ragazzi di Palermo togliendoli dalle mani di Cosa nostra.
«Dedicata alla memoria di questo martire»
«Si tratta della prima strada – ha detto don Giuseppe Ruffo, parroco della chiesa di San Giovanni Battista –, dedicata alla memoria di padre Pino Puglisi, si cui si ha riscontro nella toponomastica provinciale. È un segnale bello e di coraggio perché non sempre le cose scontate sono tali. Il beato Puglisi rimane una figura guida per i nostri giovani ed è stato un gesto encomiabile quello dell’Amministrazione comunale, che ha ascoltato e recepito subito un’istanza della parrocchia, di voler dedicare una nuova strada alla sua memoria».
Il sindaco: «Un monito alla criminalità»
«È un gesto – ha aggiunto il sindaco di Crosia, Antonio Russo – mirato non solo a commemorare un martire della chiesa ed una vittima della Mafia, ma è anche un gesto di coraggio di un’intera comunità che ancora una volta ha voluto ribadire il suo no alla criminalità e alla sopraffazione. Vogliamo che Via Padre Pino Puglisi possa diventare un simbolo per i nostri giovani, affinché guardino al futuro con maggiore speranza. Questa strada è un monito alla criminalità».
La testimonianza di don Luigi Merola
E alla cerimonia di stamani c’era anche don Luigi Merola, il prete di Forcella che ha sfidato la Camorra. Forte la sua testimonianza ai giovani ai quali ha rivolto un accorato invito alla cittadinanza attiva. «E’ opportuno che i giovani ritornino ad essere partecipi della vita sociale, ad essere parte attiva di un mondo che vive solo attraverso i social». Poi la testimonianza nel ricordo di Don Puglisi. «Sapete qual è stata la grandezza di padre Pino?» ha chiesto don Merola, rivolgendosi ai ragazzi. «Lui al mondo dei padroni e dei padrini di Cosa nostra ha contrapposto il Vangelo. Il suo oratorio nel cuore di Palermo si chiamava “Padre Nostro”, proprio per contrapporsi al linguaggio di quanti, purtroppo anche i giovani, si riconoscevano come “figli” di questo o di quel boss mafioso. Ed è stato ucciso proprio perché si è contrapposto a questa filosofia».
Merola ha tolto i ragazzi dalle piazze di spaccio
E a Napoli don Luigi Merola ha fatto la stessa cosa. Con la sua associazione “A’ voce d’è creature” ha tolto i ragazzi da importanti piazza di spaccio. Ha pestato i piedi e questo non è sfuggito alla criminalità che da quasi un decennio lo tiene nel mirino. Vive sotto scorta don Luigi, anche se ai ragazzi di Crosia Mirto ha detto che il suo miglior guardaspalle è il Padreterno, polemizzando – e non poco - con lo Stato che nei mesi scorsi gli ha ridotto la protezione. «Noi abbiamo rispetto e fiducia nello Stato – ha detto – e non possiamo non averne. Ma è opportuno che lo Stato torni a vedere qual è veramente il mondo reale. Noi nel frattempo continuiamo a denunciare».