Ieri l'interruzione della processione, oggi cittadini infastiditi dal clamore mediatico e dalla presenza delle telecamere. E del boss Accorinti dicono: «È un Sant'uomo»
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Un paese incredulo e sconcertato per il clamore mediatico suscitato da un gesto, quello di portare l’effige del Santo in processione, percepito come perfettamente in linea con la tradizione culturale. I cittadini che difendono il boss, che lo definiscono non solo una brava, ma una “santa” persona e imprecano contro i carabinieri, rei di aver fatto fino in fondo il proprio dovere interrompendo la processione del quadro della Madonna della Neve. Sacra effige tanto cara agli abitanti di Zungri, piccolo centro del vibonese, portata a spalla dai membri delle congreghe. Onore poter dividere il peso del quadro della Vergine con in braccio il suo bambino riservato a pochi. Onore che Antonio Accorinti si è voluto accaparrare. Uno fra i portantini, ma non un portantino qualsiasi. Così la cerimonia sacra è stata interrotta, il 59enne dissuaso dal suo slancio mistico per tornare a una ben più tangibile realtà. «Siamo un paese di santi!» esclama un uomo che provocatoriamente si autoaccusa di essere anche lui un mafioso.
In una Zungri semi deserta, il giorno dopo, ci sono gli operai che smontano le luminarie, le porte della chiesa sono sbarrate e il telefono di Don Giuseppe La Rosa, parroco del paese, squilla a vuoto.
Ci rechiamo nell’abitazione di Giuseppe Accorinti, lui che avrebbe preteso di portare in spalla la statua. Scorgiamo qualcuno in casa, ma nessuno risponde al citofono
Insomma, di soluto si dice passata la festa, passatu lu Santu. Non a Zungri dove i fedeli difficilmente dimenticheranno quanto accaduto ieri.