VIDEO-AUDIO | Così il pentito Nino Fiume al processo 'Ndrangheta stragista: «I siciliani si rivolsero a Peppe Morabito il Tiradrittu, che mandò la 'mbasciata ai Papalia»
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«Era arrivata una 'mbasciata: il figlio di Silvio Berlusconi non si doveva toccare»: a raccontarlo nel corso di un'udienza di 'Ndrangheta stragista, il processo in corso a Reggio Calabria, è stato Nino Fiume, uno dei più importanti collaboratori di giustizia. Racconta un aneddoto sfuggito alle cronache giudiziarie, ma di straordinario impatto, che richiama due eminenze della ‘ndrangheta: Peppe Morabito e Mico Papalia. Sarebbero stati proprio loro a ricevere l'ordine: il figlio di Berlusconi non doveva essere sequestrato.
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«I palermitani - racconta Fiume al pm Lombardo - erano andati ad Africo e Peppe Morabito "Il Tiradirittu" si era assunto la responsabilità perché i palermitani dicevano che gli fa dei regali, di non sequestrarlo perché era un periodo che i sequestri c'era chi li voleva fare e chi no e Antonio Papalia l'aveva passata per novità questo discorso che il figlio di Berlusconi non si doveva toccare».
L'audio è stato fatto sentire nella nona puntata di Mammasantissima - Processo alla 'ndrangheta andato in onda su LaC Tv.
Ma chi voleva rapire il figlio del Cavaliere? Chiede Lombardo al pentito. «Anche i siciliani avevano fatto sequestri di persona, però quelli più dei sequestri erano i calabresi. Quando arrivò l'ordine di fermarsi Io ero là con Peppe De Stefano e Antonio Papalia e abbiamo parlato di questo fatto che i compari avevamo mandato a dire questo discorso e Antonio Papalia l'aveva mandato a dire per novità alle famiglie dei sequestri».
Un audio di straordinaria importanza quello di Fiume, trasmesso in esclusiva nella nona puntata di Mammasantissima - Processo alla 'ndrangheta che aggiunge un tassello inedito e sconosciuto alla storia di uno dei periodi più più della nostra Nazione. Un racconto che si incastra le dichiarazioni di altri pentiti di mafia che in diversi processi dichiararono dell'intenzione di rapire Silvio Berlusconi, ma anche in quei casi la mafia siciliana intervenne per impedirlo.