VIDEO | Teresa è un avvocato residente in Inghilterra che responsabilmente ha deciso di non ritornare nella sua Reggio Calabria per tutelare la sua famiglia: «Tutto finirà, dobbiamo essere positivi»
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Vivere la quarantena lontano da casa e dagli affetti per molti è stato un pensiero inconcepibile tanto da portare a fughe drastiche e rientri incontrollati. Per altri, invece, restare lontani è stato un gesto d’amore e responsabilità soprattutto verso chi, avanti con l’età, è certamente più esposto al rischio di contagio. Una scelta presa non certo a cuor leggero come ci ha raccontato Teresa, un avvocato di origini reggine residente a pochi chilometri da Londra.
La scelta
«Non me la sono sentita di condannare tutte le persona che quella sera della chiusura totale sono corse a prendere treni e aerei e quant’altro pur di rientrare a casa. Comprendo il sentimento che hanno potuto provare, la paura e la consapevolezza di dover rimanere da solo in una terra che non ti appartiene se non per studiare o lavorare.
Capisco che gestire queste emozioni è stato difficile. Io, nonostante sia lontana da casa e dai miei affetti il pensiero di rientrare non l’ho mai avuto e non perché non ci tenga ai miei genitori, tutt’altro. Non ho mai pensato di rientrare perché sto cercando di rispettare le regole per stare tutti meglio. Se fossi stata a Reggio sarebbe stato lo stesso. Per tutelare i miei, che sono comunque in una soglia di età a rischio, non sarei andata a trovarli e li avrei tutelati mantenendo la distanza».
La tecnologia può salvare dalla solitudine e dalla distanza ma per i più piccoli non è cosi semplice e diventa ancor più complesso raccontare perchè i nonni non saranno presenti ai compleanni come ogni anno.
Distanti ma vicini
«Questo è un momento davvero delicato in cui si sta cercando di stare vicini nonostante la distanza. In questo la tecnologia ci sta aiutando, io vedo i miei genitori più volte al giorno e sono tranquilla perché vedo che stanno rispettando le regole e evitando contatti. La cosa che, invece, mi crea un po’ di ansia e la consapevolezza che se dovesse succedere qualsiasi cosa non avere la possibilità di muovermi. Ho spiegato alle mie figlie che quest’anno i nonni non ci saranno al loro compleanno ma che recupereremo tutti questi momenti insieme.
Realtà e modi di affrontare la pandemia completamente diversi, un ritardo di quasi tre settimane che se da un lato ha dato tempo di organizzarsi prendendo come esempio proprio l’Italia, dall’altra continua a far riflettere sulla gestione dell’emergenza.
L’emergenza fuori dall’Italia
«Qui solo adesso si vive seriamente l’emergenza e con un po’ più di consapevolezza e preoccupazione. Devo dire che l’approccio iniziale di Boris Johnson non è stato quello che mi sarei aspettata forti dell’esperienza dell’Italia».
Una vita sospesa e la paura che tutto quello che oggi ha messo in ginocchio l’Italia a breve toccherà il resto d’Europa con la consapevolezza che per rialzarsi, tornare a viaggiare e rientrare a casa sarà un sogno per il quale bisognerà ancora attendere.
«Dobbiamo essere positivi e pensare che finirà, deve finire e ci rincontreremo tutti con maggiore serenità e tirando un sospiro di sollievo».