Da un lato il resort della cittadina ospita i ministri e diplomatici di mezzo pianeta, dall'altro si registra la mobilitazione in piazza per contestare l'infrastruttura. L'esponente del movimento No ponte, Cordova: «La nostra opposizione si basa su una serie di proposte alternative»
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A monte i grandi della terra riuniti per il G7 del commercio, a valle i semplici cittadini dello Stretto. Sono divise dai pochi chilometri che separano Santa Trada e Villa San Giovanni, le due facce di una medaglia che guarda al ponte da posizioni diametralmente opposte. E se nel resort che ospita ministri e diplomatici di mezzo pianeta il collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia, a sentire discorsi e promesse, sembra ormai cosa fatta, nella piazzetta centrale del paese che maggiormente si dovrebbe sobbarcare i disagi decennali di un cantiere che dividerà la città in due entità separate, la volontà di contrastare la maxi opera è decisamente alta.
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«Il ponte è una menzogna costruita sul terrorismo della parola – ha detto dal palco Giovanni Cordova, ex professore all’università Mediterranea di Reggio Calabria (attualmente lavora per l'Ateneo di Napoli)– e noi a questa menzogna ci opponiamo. Ma noi non ci limitiamo a dire una serie di no. La nostra opposizione si basa su una serie di proposte alternative che guardano ai trasporti, in due regioni come Calabria e Sicilia in cui si viaggia ancora a binario unici, alla sanità e ai servizi che restano ancora negati per tanti dei nostri cittadini».
La mobilitazione dei No ponte
La piazza si anima, con il calare del caldo altra gente si è affacciata per ascoltare una visione alternativa del futuro che potrebbe toccare ad uno degli angoli più suggestivi del Mediterraneo.
«Fareste mai costruire la vostra casa ad un ingegnere che vi dice che i pilastro che dovrà sostenere il peso della struttura non ha ancora deciso come realizzarlo? – ha detto Domenico Marino, docente a Unirc – O che ancora non ha studiato come realizzare altre opere fondamentali alla tenuta della stessa? Ecco, il ponte segue questo andazzo. Ci dicono che lo costruiranno con il sistema degli “stralci funzionali”, cioè un pezzo per volta ma un ponte non è una strada che si può aprire un tratto per volta, un ponte c’è o non c’è, non può esserci una via di mezzo. Certo da un punto di vista prettamente giuridico sarebbe giustificabile ma tecnicamente l'idea di procedere in questi termini resta totalmente sbagliata e anche dal punto di vista economico presenta moltissime lacune visto che dividendo il progetto a spicchi l’unico cosa certa è che si moltiplicano i pagamenti e le relative penali se l’opera non venisse portata a termine».
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E poi la procedura di Vas che nei fatti non c’è, visto che si basa su un progetto vecchio di più di 15 anni che già al tempo era stata bocciata, e la sensazione, che si fa più evidente con il passare dei mesi dall’accelerazione sull’opera voluta dal ministro leghista Salvini, che nessuno abbia considerato le necessità delle persone che vivono in quel pezzettino di terra tra Scilla e Cariddi: «Questo progetto di ponte rappresenta proprio il mondo al contrario di cui parla il leghista Vannacci – ha detto il professore della Mediterranea Domenico Gattuso – ma sono artifici che non possono reggere. Il ponte resta una bugia».