Quella appena terminata a Villa San Giovanni, è stata una lunga, lunghissima settimana. Iniziata solo giovedì, per la verità, ma così intensa da sembrare eterna. Prima l’arresto dell’ex sindaco Rocco La Valle, poi, nella medesima giornata, la notizia della sentenza del Tar che ha decapitato la giunta guidata dal sindaco facente funzioni Maria Grazia Richichi, dopo la sospensione di quello eletto, Giovanni Siclari. Il giorno successivo, ecco la nota della Prefettura di Reggio Calabria che mette ordine: arriva il commissario, svolgerà funzioni di sindaco e giunta, non quelle del Consiglio, la cui elezione resta assolutamente valida.

 

Ma chi è l’ex prefetto posto a capo del municipio villese? Si tratta di Vittorio Saladino, 66 anni, originario di Belmonte Calabro (CS), con una lunga carriera alle spalle in varie prefetture d’Italia. Il suo ultimo incarico da capo dell’ufficio di governo è a Rimini. Ma si contano anche numerosi compiti assolti in qualità di commissario straordinario nei comuni della provincia di Catanzaro ed in altre regioni italiane.

Commissario a giudizio per abuso d’ufficio

Nel suo curriculum compare anche la nomina a capo dell’ispettorato generale di amministrazione. Fino al 20 marzo scorso, quando, con decreto del Presidente della Repubblica del 30/03/2017, Saladino viene collocato a disposizione, come previsto dalla normativa sul personale dell’amministrazione civile. Il provvedimento giunge a poche settimane di distanza dal rinvio a giudizio di Saladino, nella sua qualità di ex prefetto di Rimini, per una inchiesta riguardante delle multe annullate senza motivo a parenti ed amici o, come nel caso specifico del commissario villese, andate in prescrizione. Assieme a lui, finiscono sotto processo l’ex vice prefetto di Rimini, Giuseppe Puzzo, e l’ex vice comandante della polizia municipale di Riccione, Fabio Franchini. A Saladino – come riportato da una nota Ansa – è contestato anche l’indebito utilizzo di un dipendente della prefettura, con mansione di ausiliario tecnico, al quale, in orario d’ufficio, «veniva chiesto di portare a spasso il cane, accompagnare prefetto e moglie a fare la spesa, “oltre a farlo fungere – scrivono gli inquirenti – da cameriere in occasione di incontri del prefetto con i vari ospiti, occasioni nelle quali il dipendente pubblico su richiesta preparava la sala di rappresentanza, bibite e il caffè”. Fra le mansioni – riporta ancora l’Ansa – anche quelle di riscaldare il pranzo del prefetto quando la moglie non poteva».

La difesa del commissario

Lo stesso Saladino, scrisse alla principale agenzia di stampa italiana, spiegando le sue ragioni. Effettivamente, finire nel calderone delle multe annullate per parenti ed amici non è certamente cosa buona e giusta. E Saladino disse come dagli atti risulta chiaramente che «trattasi di un’unica multa prescritta, non annullata, per la quale la Polizia Municipale di Riccione ha richiesto l’archiviazione per il decorso di due anni circa dalla data della contravvenzione elevata il 6 agosto 2009. Contravvenzione concernente la sosta in area soggetta a parcometro per la mancata esposizione dello scontrino di pagamento e che, per le disposizioni del Codice della Strada, doveva essere inviata, unitamente al ricorso presentato, entro 60 giorni alla Prefettura, non dopo quasi due anni, da qui la prescrizione. Quindi non ha annullato o fatto annullare alcuna contravvenzione né a parenti, amici o conoscenti; non è intervenuto o ha partecipato in alcun modo all’iter amministrativo relativo ad alcun verbale. Dagli atti di indagine non emergono elementi di prova sulla persona che ha parcheggiato l’autovettura. Risulta soltanto il ricorso, presentato il 10 novembre 2009 dallo scrivente e dalla propria consorte, quale intestataria del veicolo, avverso il relativo verbale». L’attuale commissario di Villa San Giovanni, dunque, tenne a rimarcare come non ci fu alcun esercizio delle sue funzioni istituzionali per invalidare dei verbali.

Abuso d’ufficio, ancora tu? 

Ora, sicuramente non esistono dubbi sulla bontà dell’azione che il commissario Saladino farà a Villa San Giovanni. Anche perché le accuse mosse nei suoi riguardi sono ancora da provare. Tuttavia, da più parti nella cittadina dello Stretto ci si lascia andare a commenti d’amara ironia sulla circostanza che, ancora una volta, sia l’articolo 323 del codice penale ad accompagnare gli inquilini di palazzo San Giovanni, se non addirittura situazioni più gravi.

Del resto, basta dare uno sguardo al recente passato e fare una veloce disamina.

 

Rocco La Valle, sindaco dal 2010 al 2015: è oggi in manette con la pesante accusa di concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione aggravata dalle modalità mafiose per conto della potentissima cosca dei Piromalli di Gioia Tauro. Ha rimediato una condanna ad un anno e sei mesi di reclusione, in primo grado, per abuso d’ufficio nella vicenda “Bandafalò”.

Antonio Messina, sindaco da 2015 al novembre 2016: condannato, in primo grado, a un anno di reclusione per la vicenda “Bandafalò” (era vicesindaco nella giunta di Rocco La Valle) per il reato di abuso d’ufficio e imputato davanti al Tribunale di Reggio Calabria, con l’accusa di corruzione aggravata dal metodo mafioso, nell’inchiesta “Gotha”, assieme a gente del calibro di Paolo Romeo, ritenuto ai vertici della cupola massonico-mafiosa che ha governato la città dello Stretto e non solo.

Giovanni Siclari, sindaco eletto nel giugno 2017 e subito sospeso: è l’unico, fra gli ultimi tre sindaci, a non avere alcuna contestazione di tipo mafioso. Per lui una condanna, in primo grado, ad un anno di reclusione, per il reato di abuso d’ufficio, per la vicenda “Bandafalò” (era assessore nella giunta La Valle). Proprio tale condanna gli è costata la sospensione, subito dopo l’elezione a sindaco.

Perché nessuno può dirsi vincitore

Proprio dall’elezione di Siclari nasce il ricorso di alcuni consiglieri comunali e candidati non eletti, avverso la regolarità degli atti posti in essere dal sindaco, con la nomina del vice, Richichi. Il Tar, infatti, ha accolto solo in parte il ricorso, ma tanto è bastato per polverizzare la giunta che Maria Grazia Richichi – nominata da Siclari subito dopo la sua proclamazione e prima che gli fosse notificato il provvedimento di sospensione della prefettura – aveva messo in piedi.

 

In estrema sintesi, si può dire che il Tar abbia deciso per l’efficacia di diritto della sospensione e dunque senza necessità di ulteriori adempimenti, da parte della prefettura, che ne facessero sorgere gli effetti. Siclari, per i giudici amministrativi reggini, era sospeso già nel momento stesso in cui è stato eletto e, dunque, non poteva dar corso ad alcun tipo di atto. Situazione diversa per il civico consesso, che invece resta in carica regolarmente.

In attesa che il Consiglio di Stato decida sul probabile ricorso, non ci fa certo una bella figura la coalizione “Le Ali per Villa”, che più volte aveva rimarcato la regolarità della nomina della Richichi. Lo stesso Siclari aveva bollato come infondate le ragioni dei ricorsi al Tar.

!banner!

Ma se Atene piange, Sparta non ride. Per niente. Perché la coalizione di centrosinistra, fra cui spiccano alcuni firmatari del ricorso, come l’ex candidato a sindaco Salvatore Ciccone, se può festeggiare per la vittoria giudiziaria in sede amministrativa, deve necessariamente fare i conti con alcune scelte delle scorse elezioni, dove non aveva fatto mistero di contare sul sostegno politico di Rocco La Valle. Sì, proprio l’ex sindaco finito in manette per essere in combutta con i Piromalli. Una vicenda su cui probabilmente sarebbe il caso che il Pd, locale e provinciale, facesse una profonda riflessione al proprio interno.

 

Può festeggiare, ma non dirsi vittoriosa anche la coalizione di Domenico Aragona, se è vero che sì, la giunta è venuta giù, ma – almeno per il momento – non si ritornerà al voto con buona pace delle velleità elettorali del gruppo.

 

E di sicuro non può festeggiare il Movimento5Stelle, bravissimo a prendersi i meriti di un ricorso al Tar che la loro rappresentante in Consiglio non ha neppure firmato. Milena Gioè, infatti, non risulta tra i promotori del ricorso che ha affossato la giunta Richichi.

 

A Villa San Giovanni, dunque, non vince nessuno. A perdere, in questo momento, sono solo e soltanto i cittadini sfiancati da anni in cui evidentemente la politica non ha dato quella sterzata che ci si attendeva. Ora, non rimane che riporre fiducia nell’operato del commissario Saladino, in attesa che si dipani la matassa di Siclari. Il sindaco eletto potrebbe presto tornare in sella, se la sua situazione giudiziaria dovesse risolversi nel grado d’appello. È quello che lui ha più volte auspicato, ma oggi appare un miraggio lontano per la cittadinanza intera.

 

Non dimentichiamolo: per molti Villa San Giovanni può apparire comune di media importanza nello scacchiere della città metropolitana. Così non è. Si tratta di un territorio che determina importantissimi equilibri. Di tipo politico, ma non solo. “Mammasantissima” insegna. Speriamo che qualcuno, almeno, abbia imparato.

 

Consolato Minniti