Due anni e sei mesi per tentata estorsione aggravata da modalità mafiose la pena nei confronti di Antonio Catania
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Ha rassegnato le proprie dimissioni a seguito della condanna in primo grado a 2 anni e 6 mesi di reclusione per tentata estorsione aggravata da modalità mafiose, il presidente della Camera di commercio di Vibo Valentia Antonio Catania. La scelta di rinunciare all’incarico, comunicata informalmente ai componenti del consiglio camerale, è stata ufficializzata attraverso una lettera protocollata nella giornata di ieri. Catania è rimasto alla guida dell’ente camerale per circa sette mesi dopo essere subentrato all’ex presidente Michele Lico, anch’egli dimessosi per le vicende giudiziarie che lo hanno riguardato in relazione ad un’inchiesta per intestazione fittizia condotta dalla Dda di Reggio Calabria.
Catania ha precisato di rinunciare per ragioni di opportunità, ribadendo in ogni caso la propria estraneità rispetto alle contestazioni che gli vengono mosse e confidando in una diversa valutazione del suo operato in sede di appello. All’ormai ex presidente della Camera di commercio di Vibo è stato contestato di aver, insieme ai fratelli (uno dei quali assolto), evocato il possibile intervento di soggetti legati alla criminalità organizzata locale per porre in essere la minaccia di gravi ritorsioni in occasione della partecipazione di due coniugi all’asta giudiziaria per la procedura di vendita all’incanto di un immobile sito in piazza d’Armi a Vibo, già appartenuto ai genitori dei Catania.
Tali gravi minacce, ad avviso della Dda, sarebbero state poste in essere per impedire l’aggiudicazione dell’immobile, allontanando l’offerente così da conseguire un “indebito profitto derivante dal fatto che, successivamente, l’ulteriore ribasso del prezzo di vendita avrebbe consentito loro di rientrare in possesso dell’abitazione a condizioni economicamente più vantaggiose”. Secondo l’accusa, Antonio Catania avrebbe invitato i coniugi “a desistere dal proseguire nell’acquisto dell’immobile in quanto lui ed i fratelli erano interessati ad un acquisto ad un prezzo inferiore, che avrebbero ottenuto solo se le successive aste fossero andate deserte”.
I fatti al centro del processo - che ha fatto registrare la condanna di Antonio Catania e Luca Catania, mentre Michele Catania è stato assolto - coprono un arco temporale che va dall’ottobre del 2014 al febbraio 2015. I tre imputati sono stati invece assolti dall'accusa di turbativa d'asta e da quella di danneggiamento di quattro auto a mezzo incendio. Di mira era stata presa il 27 febbraio 2015 la Renault Clio Sw dei coniugi che intendevano acquistare l'immobile all'asta. L'incendio aveva finito per danneggiare anche altre tre auto parcheggiate vicino.