Dopo l’ordine di sequestro nei confronti del deposito Meridionale Petroli di Vibo Marina, si riaccende il dibattito sulla possibilità di una delocalizzazione di tali insediamenti industriali. I sigilli sono scattati giovedì scorso: alla società vengono contestati lo scarico abusivo di acque industriali nelle fogne e l’inquinamento dell’aria. In quest’ultimo caso sono stati rilevati infatti valori anomali di benzene in atmosfera, il che avrebbe rappresentato un potenziale pericolo per la salute dei lavoratori.

Per conoscere la storia del sito produttivo bisogna andare indietro di qualche decennio. Tutto inizia nei primi anni ’60, quando sull’area portuale e nel territorio costiero iniziano a sorgere i depositi costieri di carburante, alimentati dal traffico via mare delle petroliere che trasportano i prodotti petroliferi provenienti dalle raffinerie siciliane. L’arenile viene sventrato per l’attraversamento delle condotte che portano gli idrocarburi ai grandi depositi di stoccaggio, da dove verranno poi trasportati dalle autocisterne in tutta la Calabria.

Spesso le tubature vengono messe a nudo dalle mareggiate. Per un lungo periodo ne risente anche il turismo e, in particolare, l’attività di balneazione in quanto le navi-cisterna, una volta fuori dal porto, lavano le taniche rilasciando in mare grandi quantità di nafta e catrame che si riversano sulle spiagge colorando il litorale di nero. Il centro abitato di Vibo Marina impara a conoscere un incessante andirivieni di autocisterne, con relativo aumento dell’inquinamento atmosferico e acustico, mentre nei pressi degli stabilimenti si respirano vapori non proprio salubri.

Nell’ambito di un’articolata attività di indagine delegata dalla Procura di Vibo Valentia al personale della Capitaneria di porto – Guardia costiera di Vibo Valentia, il 5 dicembre scorso è stata data esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo penale dell’impianto della Meridionale Petroli, a Vibo Marina, ipotizzando «la violazione dell’art. 137 comma 5 del D. Lgs n. 152 del 03/04/2006, poiché immetteva uno scarico di acque reflue industriali in condotta fognaria, superando i valori limite fissati dal Testo Unico Ambientale per taluni parametri, tra cui azoto nitroso, tensioattivi totali, ferro ed idrocarburi totali». L’azienda avrebbe inoltre esercitato la propria attività produttiva sprovvista dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera.

Il primo insediamento è quello della Romim spa, oggi Meridionale Petroli, che occupa una vasta area compresa tra il porto e la vicina spiaggia. Seguiranno l’Agip e Basalti & Bitumi.
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