La città che vorrei… e quella che ho lasciato. È plastica la rappresentazione della città di Vibo Valentia sul sito web del Comune, dove in home campeggiano ancora le “line programmatiche del Sindaco Dott. Elio Costa” e, poco sotto, il link che conduce alla relazione di fine mandato, adempimento che da qualche anno è obbligatorio per le amministrazioni pubbliche.

Il contrasto è stridente e impietoso, un po’ come alcuni meme che spopolano su Internet mettendo a confronto in maniera umoristica aspettative e realtà. Ma in questo caso la realtà non fa ridere. Ecco perché assume un sapore amaro l’incipit della relazione, che prima di snocciolare i numeri del disastro, avverte: «La storia di Vibo è difficile e densa di contraddizioni».

Quasi un monito per chi intenda proseguire nella lettura di quello che rappresenta probabilmente l’ultimo atto ufficiale firmato il 9 aprile scorso dal sindaco Costa, già caduto però politicamente il 28 gennaio a causa delle dimissioni in massa dei consiglieri che sostenevano la sua giunta. L’ex primo cittadino, quindi, ha dovuto giocoforza certificare nero su bianco il fallimento di un’amministrazione che negli anni 2015, 2016 e 2017 ha chiuso i bilanci sempre in disavanzo, con l’ultimo rendiconto approvato, quello del 2017 (per il 2018 c’è tempo fino al 30 aprile), che ha fatto segnare un deficit di 7,7 milioni. Dopo la dichiarazione di dissesto nel 2013, dunque, il Comune non ha fatto neppure un passo avanti sulla strada del riequilibrio finanziario e l’eredità lasciata a chi verrà dopo Costa è di quelle davvero difficili da gestire. Tanto che un nuovo dissesto, che si vada a incastonare su quello vecchio, è un’ipotesi molto fondata.

 

Che le casse dell’ente scricchiolassero paurosamente lo si capiva anche dai parametri che consentono l’accertamento delle condizioni finanziarie in cui versa l’ente. In parole povere, si tratta di 8 parametri fissati dalla legge (art. 242 del Tuel) e rilevabili da un’apposita tabella che ogni anno va allegata al rendiconto di gestione. Ebbene, dalla relazione di fine mandato si deduce dal 2015 al 2017 i parametri “negativi” sono passati da 2 a 4. Campanelli d’allarme che, però, non hanno convinto l’amministrazione Costa a invertire la rotta riducendo le spese e ottimizzando le risorse.
Una situazione di grande sofferenza finanziaria comprovata anche dalla mancata ricostituzione delle somme vincolate per 10 milioni di euro. Cifra che dimostra indirettamente come soldi che sarebbero dovuti essere usati esclusivamente per le finalità per cui erano iscritti a bilancio (come le opere pubbliche), siano stati invece utilizzati per spese correnti.

 

Sofferenze economiche aggravate, si evince sempre nel documento, dall’insufficiente quantificazione dei crediti di dubbia esigibilità, dalla mancata costituzione del fondo per le passività potenziali e di quello per i rischi legali, oltre alla sempreverde improduttività del patrimonio immobiliare.
Un quadro a tinte fosche che era già stato tratteggiato circa un anno fa in un esposto alla Corte dei Conti dei consiglieri del Pd, che segnalarono quelle che definirono “gravi violazioni” nel rendiconto di gestione 2017, scatenando la dura reazione del sindaco e della maggioranza in Consiglio comunale.

 

Oggi che l’era Costa è tramontata e le polemiche sugli aspetti contabili sono diluite nello scontro politico preelettorale, resta la relazione di fine mandato a rimarcare gli errori compiuti negli ultimi anni, durante i quali, a Vibo, il tempo sembra essersi fermato. E con esso anche il risanamento dei conti comunali.