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Per i Vibonesi, ma non solo, il 501 Hotel, lo storico albergo che sorge alle porte della città capoluogo, è un simbolo di tutto ciò che è andato storto negli ultimi anni, di come talvolta in Calabria sembra che non ci sia proprio verso di raddrizzare le cose.
«Non ho la sfera di cristallo per prevedere qualcosa. So soltanto che davanti a due mancati versamenti del saldo, non ho idea di quando si possa sbloccare la situazione». È quanto afferma uno dei due curatori fallimentari del 501 Hotel, l’avvocato reggino Adriana Sicari, che alza le spalle. La struttura continua a restare chiusa, senza alcuna prospettiva di riapertura a breve e medio termine.
L’ultimo capitolo della vicenda ha visto l’uscita di scena a dicembre della F94, società che fa capo all’imprenditore Francesco Trimboli, che ha preferito perdere la caparra già versata di 270mila euro piuttosto che perfezionare l’acquisto con i restanti 2 milioni e 300mila euro da versare. La stessa cosa accadde nell’aprile scorso, quando a non versare il saldo e a perdere l’anticipo fu Italiantrade, società composta da avvocati e imprenditori vibonesi, che si era aggiudicata la prima asta per l'acquisto del complesso il 15 dicembre 2016.
Tutto da rifare, quindi, ma sui tempi di una nuova asta, la curatela fallimentare non è in grado di fare previsioni. «La vendita non dipende dai curatori fallimentari, perché viene fatta in sede di esecuzione immobiliare - spiega Siclari -. Quindi, spetta al giudice dell’esecuzione procedere in questo senso. Noi abbiamo provveduto a liberare la struttura in vista della consegna alla società aggiudicataria, che poi non ha versato il saldo. Per ora, dunque, il 501 Hotel resta chiuso e sottoposto a vigilanza armata…».
A gravare indirettamente sulla sorte dello storico albergo vibonese c’è ora anche una nuova grana, che potrebbe distrarre l’altro curatore fallimentare, il commercialista milanese Claudio Ferrario, che è anche uno dei tre commissari liquidatori della Banca Popolare di Vicenza. Il professionista meneghino, la cui nomina a curatore fallimentare del 501 aveva già sollevato perplessità proprio per i suoi molteplici impegni e per la lontananza da Vibo, risulta indagato per falso, omessa vigilanza e mancata denuncia, nell’ambito di un’ipotesi di bancarotta fraudolenta che ha coinvolto un’azienda del Gruppo Restuccia.
Vicende che relegano ancora di più sullo sfondo il destino dell’imponete struttura che sorge lungo la statale 18, che per decenni ha rappresentato il fulcro della vita mondana e culturale vibonese. Un passato glorioso di cui oggi resta traccia soltanto nei ricordi di chi quel periodo d’oro l’ha vissuto e lo rimpiange con nostalgia.
Enrico De Girolamo