Non luogo a procedere perchè gli elementi acquisiti non sono sufficienti a sostenere l'accusa in giudizio. Questa la decisione del gup del Tribunale di Vibo Valentia, Pia Sordetti, nei confronti di di Ivano Raimondi, 46 anni, nativo di Milano, ma residente a Vibo Marina, accusato dell’omicidio aggravato della propria madreTeresina Rossi, 67 anni, avvenuto a Vibo Marina il 27 marzo 2015 in via Senatore Parodi. Il pm Benedetta Callea sulla scorta delle perizie mediche, aveve chiesto il non luogo a procedere per incapacità di intendere e volere. Per il consulente tecnico dott. Antonio Mercuri, nominato dal giudice su richiesta della Procura che aveva accolto le sollecitazioni in tal senso provenienti dall’avvocato Francesco Rombolà, difensore di Ivano Raimondi, quest’ultimo non era capace di stare in giudizio (partecipando coscientemente al processo) ed era incapace di intendere e volere al momento della commissione del fatto.

 

Secondo l’originaria accusa, il giovane avrebbe provocato la morte della madre “mediante costrizione della bocca e del naso”, cagionandone il decesso per soffocamento. Dalla documentazione in atti è però subito emerso che Ivano Raimondi è affetto da patologia psicotica. Nel 2011 nei suoi confronti, sempre assistito dall’avvocato Francesco Rombolà (in foto in basso), era stato riconosciuto l’accompagnatore ed era stata certificata un’insufficienza mentale medio-grave. Era stata la Squadra Mobile ad arrestare nel marzo del 2015 Ivano Raimondi. Il giovane aveva raccontato ai poliziotti di essere uscito di casa e al rientro di aver trovato la mamma in cucina priva di vita. L’esame autoptico, voluto dalla Procura, aveva poi rivelato che la donna era deceduta per soffocamento. La signora Teresina Rossi era originaria della provincia di Bergamo ma da tempo si era trasferita con il figlio a Vibo Marina.