Il nostro viaggio si sposta oggi Gallina, quartiere collinare a sud di Reggio Calabria che ha dato i natali all’ormai ex senatore Antonio Caridi. Luogo dal panorama mozzafiato, è ritenuto un feudo elettorale dell’uomo accusato di essere parte della cupola massonico-mafiosa reggina. Qui molti lo adorano, lo difendono e ne proclamano l’innocenza. Qualcun altro, invece, crede che le sue fortune vadano cercate ben oltre la capacità politica. Figlio d’arte, la madre collocatrice e il padre vicesindaco, Antonio Caridi da pochi giorni è libero, dopo una carcerazione iniziata l’11 agosto 2016, quando il Senato ha dato il via libera all’arresto. La sua villa, che si erge nella parte alta del quartiere, è una fortezza con un imponente sistema di videosorveglianza. 

 

A casa Caridi, però, tutto tace. L’ex senatore preferisce rifugiarsi altrove dopo il tempo trascorso in cella. L’unica foto che lo ritrae è quella con la figlia.

 

Per l’ex assessore regionale si prospetta un processo a piede libero. E nonostante una riqualificazione del reato in concorso esterno, rimane insindacabile facoltà dell’accusa procedere all’eventuale modifica del capo d’imputazione. L’orientamento della Dda reggina è quello di non mutare di una virgola l’attuale contestazione, ossia associazione mafiosa piena. Non dimentichiamo, fra l’altro, che in primo grado, l’unica pronuncia è quella del gup che ha condiviso pienamente l’assunto accusatorio, anche nella parte riguardante l’associazione segreta. Un aspetto che coinvolge pure Paolo Romeo, per il quale è intervenuto l’annullamento del Riesame quanto a tale reato. Quanto al deficit di elementi probatori, lo stesso può essere colmato proprio nel dibattimento, luogo deputato alla formazione della prova.

 

Consolato Minniti