Pensava di essere introvabile il presunto boss di Cittanova. Girolamo Facchineri ha passato mesi e mesi in un casolare immerso nell’Aspromonte. Abbiamo visitato quei luoghi e visto da vicino il suo rifugio “incastonato” tra le montagne che insistono nel territorio compreso fra Cittanova e San Giorgio Morgeto.

 

Condannato in primo grado per aver mantenuto la latitanza di due boss della piana, Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, arrestati nel 2016, non voleva fare la stessa fine. Ma La Dda di Reggio Calabria, e i Carabinieri ella compagnia di Taurianova con il supporto dello squadrone eliportato “Cacciatori Calabria” lo hanno scovato e ammanettato. Facchineri era irreperibile dal luglio 2016, quando si è sottratto all’esecuzione del fermo emesso dall’Antimafia che chiudeva il cerchio intorno alla rete dei presunto fiancheggiatori di Crea e Ferraro. Gli investigatori della compagnia di Taurianova, appartenenti al Gruppo di Gioia Tauro del comando provinciale reggino, hanno indagato per mesi e per mesi hanno monitorato il suo circuito relazionale, ritenuto sin da subito il fulcro del sostentamento che gli ha permesso di “darsi alla macchia”. Nel marzo scorso poi, il blitz ha assicurato il latitante alla giustizia.

Il covo di Facchineri parla ancora di lui

Ci sono indumenti, prodotti per l’igiene, l’acqua corrente e i pannelli solari per l’energia. C’è persino il giornale che riportava la notizia di alcuni arresti che hanno colpito le cosche della Piana. Si teneva informato infatti, sui risvolti giudiziari e sulle inchieste in corso. Quando i Carabinieri lo arrestarono in quel casolare trovarono di tutto: visori notturni, binocoli, ricetrasmittenti e una pistola scacciacani. Facchineri aveva deciso di vivere in completa solitudine. Pensava che lì sopra nessuno sarebbe venuto a cercarlo. Ma si sbagliava. Il blitz è stato perfetto. Una latitanza di altri tempi la sua. Non ha scelto un bunker né una casa di qualche complice. Facchineri ha tentato di isolarsi dal resto del mondo. Nessuno è però, invisibile. «Non esiste un luogo- ha dichiarato alla nostra testata il tenente Marco Catizone, comandante della Compagnia di Taurianova, per quanto nascosto, impervio e irraggiungibile sia in Italia che all’estero, che possa considerarsi totalmente sicuro per chi si macchia di questi gravi reati, in particolare collegati alla criminalità organizzata. Tutte le autorità, magistratura e forze di polizia, hanno sempre cercato, cercano e cercheranno, di trovare questi soggetti, questi pericolosi criminali-ha concluso Catizone-per metterli di fronte alle proprie responsabilità giuridiche e morali».

 

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Le indagini sono state svolte in particolar modo, dal Norm della Compagnia di Taurianova, diretto dal tenente Manuel Grasso il quale ha dichiarato che «la cattura di Facchineri è avvenuta grazie ad una sinergia intercorsa tra tutti i reparti dell’Arma interessati». Dopo il blitz dei “Cacciatori” infatti, i militari di Taurianova hanno provveduto «a raccogliere tutte le informazioni- ha continuato il tenente Grasso- che si possono avere solo nell’immediatezza quindi arrivati sul posto abbiamo repertato tutti gli elementi necessari per portare avanti tutte le attività di indagine». Indagini che non si fermano mai e che adesso continuano per ricostruire ruoli e responsabilità di chi ha permesso a Facchineri di fuggire per due anni.