«Ventura ha tutta la Calabria». Questa è una delle intercettazioni che compaiono nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano e che ha coinvolto 15 persone su presunte infiltrazioni mafiose nei lavori di subappalto nella rete ferroviaria. Nell’inchiesta è finita anche l’imprenditrice calabrese Maria Antonietta Ventura, per la quale la procura aveva chiesto gli arresti domiciliari. Richiesta, però, rigettata dal gip. 

Il piano per spartirsi gli appalti

Per la Dda di Milano ci sarebbe stato «un piano di spartizione in aree di competenza dell'intero territorio nazionale» da parte di alcune imprese, anche colossi del settore, che prendevano gli appalti da Rfi. Nelle imputazioni dei pm, infatti, si parla di «gruppi imprenditoriali» che «gestiscono in regime di sostanziale monopolio l'aggiudicazione delle commesse per i lavori di armamento e manutenzione della rete ferroviaria italiana direttamente da Rfi spa, a mezzo delle loro società (appaltanti) Ccf Costruzioni Generali spa, Gefer srl, Armafer spa, Globalfer spa, Salcef spa, Francesco Ventura Costruzioni Ferroviarie spa, Fersalento srl, Euroferroviaria spa».

«Ognuno ha la sua zona, la Ventura ha tutta la Calabria»

«Gli appalti di Napoli sono tutti suoi (Morelli di Armafer) ...ma gli appalti a lui chi li dà? lo Stato – commentavano gli indagati - Loro impongono allo Stato perché quando facevano le ferrovie ..le facevano a mano ...quando loro sono cresciuti hanno fatto accordi con le ferrovie noi compriamo i macchinari però voi dovete garantirci il lavoro, il giorno che voi non ci date il lavoro vi piazziamo le macchine e non vi facciamo passare ...manco con i treni ...e così è stato ...ed ognuno ha la sua zona ...per appaltare la Calabria Ventura ha la sempre bisogno di loro ...o vanno d'accordo o non vanno d'accordo quando sono a tavolino devono firmare tutti ok? Quindi se Ventura non può appaltare 100mil. di lavoro interviene Morelli e lo dice che lo fa una società ma in realtà lo fa Ventura ... Ventura ha tutta la Calabria Morelli ha tutta la Campania ed Esposito ha tutta la Sicilia, Rossi ha tutto il Nord Italia... ». Queste aziende, secondo qui inquirenti,sarebbero tutte utilizzatrici nella veste di distaccatarie ed in maniera altrettanto sistemica dei cosiddetti accordi di distacco con correlati contratti di nolo a freddo dei mezzi con le società del gruppo Aloisio-Giardino (distaccanti), modus operandi illecito.

L'agevolazione alla 'ndrangheta

Al centro dell'inchiesta della Gdf, in particolare, i gruppi Rossi e Ventura e gli inquirenti nell'imputazione per associazione per delinquere con l'aggravante dell'agevolazione mafiosa citano anche un'intercettazione: «Ventura ha tutta la Calabria, Morelli ha tutta la Campania ed Esposito ha tutta la Sicilia, Rossi ha tutto il Nord Italia». La Dda aveva chiesto i domiciliari per Maria Antonietta, Pietro e Alessandra Ventura, dell'omonimo gruppo, e il carcere per Alessandro e Edoardo Rossi, ai vertici dell'omonima impresa, ma il gip non ha accolto le richieste.

Il "subappalto mafioso"

Le società che prendevano gli appalti da Rfi, scrive sempre la Dda, si rapportavano, col sistema del «distacco della manodopera e nolo a freddo dei mezzi», col «gruppo Aloisio-Giardino» al centro dell'inchiesta e «con le numerosissime società a loro riconducibili ma fittiziamente intestate a prestanome».

Questi ultimi hanno «solidi ed attuali collegamenti con le storiche famiglie di 'ndrangheta» di Crotone «alle quali sono legati da indissolubili vincoli di parentela ed alle quali assicurano il costante e continuo approvvigionamento dei mezzi di sussistenza soprattutto allorché i loro capi trascorrono in detenzione carceraria". E fanno anche «accrescere» il loro «potere» attraverso il «reclutamento dalla Calabria Saudita», come si legge in un'intercettazione, «della pressoché totale forza lavoro necessaria ad eseguire i lavori di cui alle commesse»..

Operai non qualificati

Gli «operai distaccati dalle imprese di primo livello sui cantieri ferroviari», ossia spostati per lavorare dalle società riconducibili alla 'ndrangheta in quelle che prendevano gli appalti da Rfi (parte offesa), «sovente senza alcuna competenza professionale e previa falsificazione della documentazione attestante le necessarie abilitazioni, vengono fatti lavorare in condizioni di sfruttamento». Lo scrive il gip di Milano nell'ordinanza che ha portato oggi a 15 arresti per le infiltrazioni delle cosche nei lavori sulla rete ferroviaria.

Le società che prendevano gli appalti da Rfi, scrive sempre la Dda, si rapportavano, col sistema del «distacco della manodopera e nolo a freddo dei mezzi», col gruppo Aloisio-Giardino» al centro dell'inchiesta e «con le numerosissime società a loro riconducibili ma fittiziamente intestate a prestanome».

Questi ultimi hanno «solidi ed attuali collegamenti con le storiche famiglie di 'ndrangheta» di Crotone «alle quali sono legati da indissolubili vincoli di parentela ed alle quali assicurano il costante e continuo approvvigionamento dei mezzi di sussistenza soprattutto allorché i loro capi trascorrono in detenzione carceraria».