C’è una sliding door nella storia criminale che ha portato Antonio Bellocco a Milano per farne il capo degli affari criminali della curva Nord interista. Risale ai mesi in cui il rampollo del clan di Rosarno iniziava a farsi strada tra le frange più dure dell’universo ultrà milanese: per i vecchi capi era uno «spacchioso calabrotto» da maneggiare con cura per carattere e lignaggio mafioso.

Nel dicembre 2022, poco dopo l’esecuzione del capo storico Vittorio Boiocchi in un agguato ancora senza colpevoli, Bellocco progetta il proprio trasferimento a Milano con il fido Marco Ferdico, uno dei triumviri che prenderanno il comando a San Siro (il terzo è Andrea Beretta). Ferdico ha vecchi contatti in Calabria: è la Piana di Gioia Tauro il terreno di questa alleanza. Totò il nano, dopo una condanna per associazione mafiosa, è sottoposto alla sorveglianza speciale: per potersi muovere più o meno liberamente nell’hinterland di Milano ha bisogno di un lavoro. Lo troverà proprio grazie a Ferdico e non lo frequenterà quasi per nulla, secondo i pm della Dda. Quando le carte sono a posto, Ferdico e Bellocco discutono dei dettagli (e del futuro) all’interno di una Ford Tourneo: la conversazione viene cerchiata in rosso dagli inquirenti perché contiene un dettaglio inquietante.

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Quando l'amico gli chiede come intendesse pianificare il proprio trasferimento, il rampollo del clan ironizza «sul fatto che i piani sarebbero potuti anche saltare qualora fosse stato arrestato nel corso della notte».

Sembra una battuta buttata lì, ma basta prendere nota della data per aggiungere un’aura oscura a quelle parole. «Come ti muovi? Quando sali? Come ti organizzi? Come fai», dice un impaziente Ferdico il 12 diecembre 2022. «Eh, non adesso, domani vedo, se non vengono stanotte a spaccarmi la porta», risponde Bellocco.

Questa affermazione - appuntano i magistrati milanesi - desta «stupore perché, effettivamente, la notte tra il 12 e il 13 dicembre i carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro, coordinati dalla Dda della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 65 soggetti, appartenenti alla cosca Bellocco». Presunti membri dello storico clan «ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni, usura e danneggiamenti aggravati dalle finalità mafiose, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti».

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È l’operazione Blu Notte, che illumina (anche) le proiezioni della cosca Bellocco al Nord. E ipotizza un cambio al vertice del clan: alla morte di Umberto Bellocco “Assu i Mazzi”, il nuovo capo sarebbe diventato l’omonimo Umberto, all’epoca 39enne, alias “Chiacchiera”, figlio di Giuseppe e fratello di Domenico “Mico u Lungu”. Il nuovo vertice della ’ndrina, capace di governare gli affari anche dal carcere, è stato condannato di recente a 20 anni di carcere nel processo che si è svolto con il rito abbreviato.

Antonio Bellocco temeva che qualcuno gli spaccasse la porta di casa ma non fu colpito da quel blitz: la sua frase però resta agli atti dell’inchiesta Doppia Curva. Possibile che sapesse del blitz? Gli inquirenti annotano soltanto lo «stupore» rispetto all’ipotesi. Di certo c’è soltanto che «le attività finalizzate al trasferimento a Milano sono proseguite ininterrottamente». Logistica, posto di lavoro, istanze all’autorità giudiziaria. E una penetrazione sempre più profonda nella curva interista, fino agli screzi con Beretta e alle coltellate che hanno posto fine alla vita di Totò Bellocco nel parcheggio di una palestra di Cernusco sul Naviglio.