Il 15 gennaio scorso il sacerdote fu aggredito e picchiato in chiesa. Ieri la sua macchina è stata incendiata e le fiamme hanno minacciato anche la canonica dove c’erano i ragazzi dell’oratorio. Il sindaco: «La nostra comunità deve reagire»
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Il giorno dopo il rogo che ha distrutto l’auto di don Rigoli, a Varapodio, piccolo centro tra Taurianova e l’Aspromonte, non si parla d’altro. Davanti al banchetto di “pinozzi” in piazza, nei bar del paese, tra i banchi delle messe domenicali: l’attacco al giovane parroco, già vittima un paio di settimane fa di un’aggressione a testate da parte di due individui identificati dai carabinieri, ha scosso le coscienze del paesino della Piana e il Consiglio comunale aperto convocato per domani dal sindaco si annuncia affollatissimo.
«Sono come animali, don Gianni è una bravissima persona, non c’è giustificazione per una cosa del genere», dice scossa una signora anziana all’uscita dalla messa del mattino. Oggi però il parroco non c’era a celebrare la messa. Al suo posto, dietro l’altare, c’è un altro sacerdote. «Don Rigoli oggi si è riposato – racconta il prete sostituto – non so quando ritornerà». Poche parole rubate alla consegna del silenzio suggerita dalla curia. Una consegna presa così sul serio che durante la funzione principale delle 11, non c’è stato nemmeno un riferimento a quanto accaduto nella serata di sabato davanti alla canonica affollata di ragazzini.
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E nella via stretta che ospita i locali della canonica, a due passi dalla piazza principale, dal municipio e dalle due chiese di cui don Rigoli è titolare, i segni della devastazione sono ancora evidenti. Rimossa da ore la carcassa della Panda del sacerdote, sull’asfalto contorto dalle fiamme restano i segni del rogo che ha devastato anche il portone della palazzina e una delle finestre del primo piano. I ragazzi che affollavano l’oratorio sono dovuti uscire da una porta secondaria sul retro per sottrarsi alle fiamme, ma da quanto trapela, nessuno di loro è mai stato in concreto pericolo, solo tanta paura.
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Se esista un collegamento con l’aggressione del 15 gennaio (quando il sacerdote, al termine di un funerale, era stato malmenato da due individui che si sarebbero lamentati della proibizione del saluto ai parenti del defunto, con relativa stretta di mano, al termine della cerimonia) saranno le indagini a stabilirlo. Indagini che in questi giorni si concentrano sulla visione delle tante telecamere di sicurezza presenti nell’area. Solo il Comune ne ha installate, negli anni, una sessantina. A cui vanno aggiunte quelle di negozi e abitazioni private: dall’analisi delle immagini potrebbero saltare fuori gli autori dell’incendio che hanno agito poco prima della 8 della sera. La Panda di don Rigoli però non è l’unica auto presa di mira dagli incendiari negli ultimi tempi.ù
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In paese infatti, negli ultimi mesi, altre due auto sono state divorate da fiamme dolose, in un rigurgito di violenza che in paese non si vedeva da tempo. «Il consiglio comunale di domani – dice il sindaco Orlando Fazzolari – servirà a ribadire chi siamo. Questi gesti non appartengono a Varapodio. Noi oggi siamo tutti Gianni Rigoli, ma dobbiamo ribadire che atti di questo genere danneggiano pesantemente tutta la comunità». Arrivato in paese da circa tre anni, don Giovanni Rigoli si è subito integrato con la sua comunità parrocchiale. «Ha rivitalizzato l’oratorio, si è stretto agli ultimi del paese, è una brava persona. Quello che è successo è gravissimo» racconta un fedele all’uscita della messa «speriamo che lo prendano».