Era in attesa al Palabrillia di Corigliano-Rossano all’hub regionale per la somministrazione di AstraZeneca alla propria compagna. L’uomo, di Acri, ritenuto soggetto fragile poiché ha subito un trapianto ai reni nel 2017, ci racconta di aver ricevuto il vaccino Pfizer e di aver scoperto, a distanza di 32 giorni dal richiamo, che la sua risposta immunitaria è ancora particolarmente bassa. Il valore riscontrato dal test sierologico per misurare gli anticorpi IgG anti-Coronavirus è decisamente al di sotto del dato nazionale, che si attesta all’1,56% della media nazionale.

La soluzione, per il paziente, è la riproposizione di un nuovo tentativo di vaccinazione. «Sono situazioni che possono verificarsi», ha affermato il direttore della divisione di malattie Infettive dell’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro Lucio Cosco, «sottolineo che tutti i vaccini non sono efficaci al 100%. Ci sono cittadini che non rispondono al vaccino. Pfizer è quello che registra la maggior percentuale di successo, ben 95%. Ma può accadere che quando si assumono immunosoppressori ciò alimenti la non risposta degli anticorpi».