Nel terzo punto del Decreto Sostegno, approvato venerdì scorso, anche le farmacie dovrebbero entrare nella rete vaccinale (il Lazio è già un passo oltre). Il condizionale qui è d’obbligo, perché tra il dire e il fare, c’è di mezzo la costruzione di una macchina col motore da mettere a punto al livello centrale e poi regionale. Cosa non da niente.

Alfredo Misasi, come presidente di FederFarma Cosenza, è in attesa di capire quanti cerchi creerà questo sassolino lanciato nello stagno. «Da parte nostra c’è la massima disponibilità a collaborare. La Regione ci ha convocati qualche settimana fa, e noi abbiamo presentato il nostro progetto. Adesso vediamo che succede».

In origine, era prevista l’obbligatoria presenza in farmacia di un medico e di un infermiere.

«Questo ostacolo, per fortuna, è stato superato. Rispettare un obbligo del genere avrebbe reso più difficile il nostro lavoro. È già complicato reperire personale medico e infermieristico negli ospedali, figuriamoci costringere ogni farmacia ad avere due unità del genere».

Non è pericoloso somministrare il vaccino senza una supervisione medica?

«Teniamo conto che stiamo parlando di una eventuale, e per fortuna remota, reazione al vaccino. Nella peggiore delle ipotesi si chiamerebbe immediatamente il 118. Ma è lo stesso discorso che può valere per una reazione anafilattica. Ci sono mamme con figli allergici che girano con la siringa d’emergenza in borsa, e non sono certo medici. I fatti sono limpidi: se non si vaccina, abbiamo 5 morti ogni 100 pazienti, se si vaccina uno su migliaia. Basta fare due conti e capire cosa conviene fare».

Che vaccino potrebbe essere somministrato in farmacia?

«Il Johnson&Johnson, che ha la stessa catena del freddo di AstraZeneca, quindi conservazione tra i 2 e i 3 gradi, come l'insulina, che noi in farmacia conserviamo, e che ha in più il vantaggio di essere a somministrazione unica. Probabilmente anche Pfizer e Moderna potrebbero richiedere temperature diverse da quelle che conosciamo oggi, ma sarebbero necessarie prove di stabilità che, per la fretta di cominciare con le somministrazioni, non si sono ancora fatte».

C'è un punto, quello che coinvolge i medici di base, che è un po' un nodo critico.

«Sinceramente non capiamo questa indecisione, polemica, da parte dei medici di famiglia. Noi abbiamo presentato un progetto secondo cui il paziente che si vuole vaccinare si rivolge al proprio medico che stila una anamnesi da presentare in farmacia. Ma chi conosce meglio dei medici di famiglia i propri assistiti? n fondo funziona così anche per le ricette di altri farmaci».

Che condizioni avete posto in Regione per poter cominciare?

«Le nostre sono idee che poi, per carità, possiamo anche rivedere. Quella che temo non è la mancanza di volontà, ma la lentezza dell’apparato burocratico. Noi abbiamo redatto un documento indicando il modo più semplice e diretto per raggiungere tutte le farmacie della Calabria, con un magazzino a fare da capofila. Si tratta di un sistema rodato che già è in moto per altre distribuzioni».

Insomma adesso manca l’ultimo passo…

«Siamo in attesa della chiamata del capo della Prociv Varone o del presidente facente funzioni Spirlì, per sottoscrivere l’accordo. Se ci dicono che è già tutto a posto, tutto organizzato, tutto perfettamente funzionante, allora bene così, ma in caso contrario, se si deve procedere a vaccinazioni di massa noi ci siamo».