Il nuovo direttore sanitario dell'Asp quantifica le difficoltà: solo 1900 dei 5400 anziani immunizzati, 15 centri su 78 in funzione e seconde iniezioni a rischio slittamento per carenza di fiale
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Stanno lavorando per... poi. Si potrebbero riassumere così le recenti dichiarazioni di Figliuolo e Spirlì sull'andamento delle vaccinazioni a Cosenza: le nuove dosi arriveranno, i centri per le somministrazioni aumenteranno, le cose si sistemeranno. Il presente, però, continua ostinato a mostrare un sistema del tutto inadeguato e i numeri sono tutti lì a confermarlo, insieme ai disagi vissuti da chi prova a prenotarsi e si sente rispondere – caso limite degli ultimi giorni – che per la sua dose dovrà andare in provincia di Ragusa.
A dare le cifre del fallimento è stato il nuovo (si è insediato da un paio di settimane) direttore sanitario dell'Asp cosentina Martino Rizzo, ospite della Commissione Sanità a Palazzo dei Bruzi. Incalzato dai consiglieri comunali, Rizzo non ha potuto che ammettere come la campagna vaccinale in città e provincia «continui a zoppicare», aggiungendo che la disponibilità di fiale è al momento «insufficiente per completare la vaccinazione degli ultra ottantenni e per vaccinare i soggetti fragili».
Non è un paese per vecchi
Il neo direttore sanitario non nasconde le difficoltà dell'Asp: «Stiamo cercando – ha spiegato – di riorganizzare la macchina delle vaccinazioni. Un ritardo – precisa - dovuto alle nostre carenze, in quanto non siamo stati in grado di stabilire immediatamente con i Comuni delle sinergie per cercare di organizzare le attività vaccinali al più presto. Quando poi siamo riusciti ad individuare un buon numero di ambulatori, organizzati e garantiti, ci siamo scontrati con la carenza di vaccini». E ora ci troviamo con il calendario delle seconde dosi da somministrare che difficilmente potrà essere rispettato. Rizzo prevede, infatti, «lo slittamento di qualche giorno, ma non più di tanto».
A Cosenza, per adesso, si procede al ritmo di 240 vaccinazioni a settimana, nonostante l'obiettivo sia quello di inocularne 160 al giorno aumentando il numero di centri vaccinali: «Più di questo non si poteva fare», ammette ancora Rizzo. Il massimo dello sforzo, però, ha dato risultati scarsi: in città sono circa 5400 gli ultraottantenni, ma quelli vaccinati finora sono solo 1900, meno della metà. Il direttore sanitario prova a tranquillizzare spiegando che «se dal 15 aprile avremo dosi sufficienti, avremo la forza di vaccinare tutti gli anziani di Cosenza nel giro di una settimana». Ma sapere che servirà, nella migliore delle ipotesi, un altro mesetto prima di chiudere la fase di vaccinazioni dedicata ai più anziani alimenta, più che la fiducia, lo sconforto.
Più anziani, meno vaccini
Il capoluogo, peraltro, si è visto penalizzato nella distribuzione dei vaccini, nonostante l'alta percentuale di anziani tra la popolazione, tripla – per esempio – rispetto a quella dell'attigua Rende. Un problema che si può estendere all'intera provincia, confrontandola col resto della regione: la Calabria ha 130mila over 80 e 50mila vivono nel cosentino, ma il dato non è stato tenuto in considerazione nella distribuzione delle fiale, alimentando i disservizi e il sospetto che ci sia stata una discriminazione territoriale. «C’è stata una maggiore sofferenza in quest’area – dichiara Rizzo - e forse anche una disparità. Nell'ultima riunione della task force si è stabilito di riequilibrare l'andamento vaccinale, aumentando il numero di dosi per Cosenza». Con la speranza che quelle in dotazione siano rimpinguate dall'arrivo del vaccino di Johnson&Johnson a partire dal prossimo 7 aprile per permettere il necessario cambio di passo nella campagna vaccinale: il coinvolgimento nelle somministrazioni del nuovo siero (monodose e trasportabile senza frigoferi speciali) di medici di base, farmacie e odontoiatri dovrebbe aiutare. Anche perché a voler contare solo sull'aumento dei centri vaccinali tocca essere parecchio ottimisti, visto che dei 78 previsti quelli attivi ad oggi sono solo 15.
Senza dosi a sufficienza tutto si complica
Ma «la madre di tutte le battaglie», ha concluso Rizzo, riguarda comunque la carenza di vaccini. Con dotazioni sufficienti, spiega, dalle attuali 240 iniezioni a settimana si potrebbe arrivare a 250 al giorno. Senza quelle ai cosentini toccherà portare ulteriore pazienza o mettersi in viaggio, a 80 anni suonati, verso «gli ambulatori lontani dove ancora c’è posto». Con buona pace dei quindici consiglieri comunali che ieri hanno firmato un documento bipartisan con cui chiedono ad Ao e Asp di coordinarsi con Comune e Prefettura per «un’organizzazione del piano vaccinale che somministri dalle 8,00 alle 24,00 o addirittura h 24, l’assunzione a tempo determinato di medici, infermieri e OSS utilizzando le risorse covid messe a disposizione dal Governo Nazionale e la disponibilità di medici ed infermieri in pensione per dare man forte alle attuali forze messe in campo».